Roma - Sono giornate «intense» e «turbolenti». O almeno così le definisce Gianni Letta quando annuncia che Silvio Berlusconi non parteciperà al seminario sulle dismissioni organizzato al Tesoro perché «assediato da impegni vari». Parole - con ogni probabilità - niente affatto casuali, soprattutto perché pronunciate da uno solitamente prudente e discreto come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Ed effettivamente è proprio sotto «assedio» che si sente il Cavaliere. Che nelle decine di telefonate di auguri per i suoi 75 anni e negli incontri della giornata a Palazzo Grazioli ripete come fosse un mantra che «i magistrati hanno il solo obiettivo di farmi fuori». Un Berlusconi, insomma, sempre più convinto che «la tenaglia» delle procure si vada sempre più stringendo in vista di quello che lui stesso definisce «l’assalto finale». «Ci provano da diciotto anni - confida a uno dei suoi tanti interlocutori - ma ora hanno deciso che è arrivato il momento dell’affondo finale». I giudici, aveva detto mercoledì a tarda sera ospite a casa di Alessandra Mussolini che appena scoccata la mezzanotte l’ha festeggiato insieme ad una trentina di persone, «vogliono farmi fare la fine di Bettino Craxi» ma «non ci riusciranno». Una riflessione, quella del Cavaliere, che rivela molto di quel che è il suo stato d’animo se il paragone che sceglie è quello con il leader socialista morto latitante ad Hammamet. Già, perché il moltiplicarsi delle inchieste di questi mesi e il proliferare di intercettazioni gettate in pasto ai media come nulla fosse ha da qualche tempo fatto venire il dubbio a Berlusconi che le procure siano ormai disposte a «qualunque cosa» pur di metterlo all’angolo. «Vorrebbero mandarmi in esilio come hanno fatto con Craxi - aggiunge - ma non ce la faranno mai». «Non ci sono riusciti con i tanti processi da cui sono uscito senza una condanna - si sfoga con i suoi - e ora ci provano ipotizzando reati che non esistono e che negano gli stessi interessati e gettando la mia vita privata in pasto ai giornali. Questi magistrati sono pronti ad uccidersi l’un l’altro pur di far fuori me». «Ma vi rendete conto - dice a casa della Mussolini - che su di me sono state fatte centomila intercettazioni? Non è mai successo a nessuno, nemmeno nella Cina di Mao o nella Cuba di Fidel Castro». E di nuovo il pensiero torna a Craxi. «Ho fatto fare la copertura di marmo alla sua tomba - ricorda - e sono orgoglioso che ventimila italiani all’anno vanno a visitare il cimitero in cui è sepolto».
Berlusconi, insomma, non ha dubbi. E tanto ne è convinto che continua a pensare di dover andare in tv e dire quel che pensa parola per parola. Chissà fino a quando le cosiddette «colombe» riusciranno a trattenerlo. Perché, ripete, «in Italia c’è una dittatura dei magistrati», un «sistema di democrazia limitata» con «i giudici di Magistratura democratica che vorrebbero prendere il potere». La parola golpe non la pronuncia, ma il concetto è esattamente questo: Md sta cercando di sovvertire l’ordine costituito.
Ma l’assedio a cui si riferisce Letta probabilmente non è solo quello delle procure. Ci sono gli svarioni alla Camera, dove il governo va sotto per 23 voti sull’8 per mille a scuola pubblica. Ma il problema vero è che Giulio Tremonti è di nuovo sugli scudi e sta combattendo una vera e propria guerra di posizione su Bankitalia. Senza considerare che è tornato nuovamente alla vecchia abitudine della «navigazione in solitaria» (mai persa in verità). Mercoledì con il Dpcm sui tagli ai ministeri di cui nessuno sapeva nulla e in queste ore con il decreto sviluppo.
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