nostro inviato a Deauville
Fosse stato per lui, avrebbe detto la qualunque. Perché, ripete ai suoi prima di lasciare la Francia, «il mondo deve sapere come stanno le cose». Daltra parte, quella contro la magistratura è ormai diventata per il Cavaliere una vera e propria crociata, una guerra personale tra lui ed alcune procure. Che, è la certezza del premier, riprenderà a tutto campo dopo i ballottaggi per le amministrative che tutti i sondaggi continuano impietosamente a pronosticare a favore del centrosinistra. Si andrà avanti con la sentenza di appello sul Lodo Mondadori - attesa a giorni e subito esecutiva - con annessa richiesta di risarcimento di 750 milioni di euro a favore di Carlo De Benedetti - uno scontro ventennale che non è solo politico ma personale - e pure con linchiesta sulla P4 che punta agli uomini chiave della politica berlusconiana e che, è la convinzione che hanno da tempo a Palazzo Chigi, è rimasta dormiente solo per ragioni politico-mediatiche.
A frenare gli affondi di Berlusconi durante la conferenza stampa che chiude il G8, dunque, è solo linconsueta decisione di attenersi alla lettera a un testo scritto, debitamente limato ed edulcorato ma pur sempre durissimo. Con la promessa di rispondere solo a domande relative ai temi oggetto del summit. Promessa disattesa quando i cronisti chiedono e richiedono del colloquio con Obama o di cosa gli abbiano risposto gli altri leader mondiali sullo stato della giustizia in Italia, a conferma di quanto il Cavaliere sia sensibile allargomento.
Ecco perché il premier rivendica la sua condizione di «perseguitato». E ripete che è suo «preciso dovere istituzionale spiegare» ai capi di Stato e di governo «quale sia la situazione nel nostro Paese». Dello sfogo con Barack Obama, insomma, non è affatto pentito. Tanto che ieri, ancora una volta immortalato dal circuito interno del summit di Deauville, ha ripetuto esattamente gli stessi concetti al presidente russo Dmitri Medvedev. «Ne ho parlato - spiega poi ai giornalisti - con tutti i leader del G8 perché era mio dovere informarli».
Dopo qualche giorno di sordina, dunque, Berlusconi torna ad affondare senza mezze misure sulla magistratura, segno - forse - che anche lui non è particolarmente fiducioso in vista dei ballottaggi. La crociata, infatti, era stata «sospesa» per concentrare le ultime due settimane di campagna elettorale sulle questioni concrete come richiesto con forza soprattutto da Letizia Moratti. Che giovedì sera, però, ha incassato lennesimo flop alla manifestazione in piazza Duomo e pare abbia già dato fuoco alle polveri contro «gli errori del Cavaliere». Inutile, insomma, perdere altro tempo visto che dalla prossima settimana è alto il rischio che il governo ricominci a ballare dopo il voto di Milano e Napoli. Di qui il jaccuse. Cè - dice il premier - il «tentativo di farmi fuori dalla scena politica» e «di aggredirmi anche sotto il profilo patrimoniale secondo una logica per favorire un mio avversario». Il Lodo Mondadori, appunto, un procedimento di cui si occupò anche Giuliano Pisapia che, rappresentando De Benedetti in primo grado nel 2007 aveva avanzato una richiesta di risarcimento di un miliardo di euro.
E secondo Berlusconi il problema è che la magistratura «ha più volte interferito nella vita politica del Paese creando in alcuni casi crisi di governo e la caduta di esecutivi democraticamente eletti» con «conseguenti elezioni anticipate». E «i magistrati responsabili» di tutto questo «non sono mai stati riconosciuti colpevoli né tanto meno sono state sanzionate le loro responsabilità». Ma ce nè anche per linformazione perché «anziché narrare i fatti tende a delegittimare le istituzioni». Come per la presunta freddezza con cui Obama avrebbe raccolto lo sfogo del Cavaliere. «È completamente falso - dice - che il presidente americano abbia mostrato distacco nei miei confronti. Al contrario, cè stata cordialità, amicizia, rispetto e grande sostegno».
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