Prenestino, 300 africani «sorvegliati speciali»

Claudia Passa

Trecento tra etiopi, somali, eritrei. Quasi tutti clandestini. Tutti asserragliati abusivamente nel grosso stabile di via Collatina 385, assieme a qualche attivista di Action che ne ha sposato la causa. È su questo pianeta sommerso che si è andata concentrando negli ultimi giorni l’attenzione degli uomini del commissariato Prenestino, impegnati come i colleghi delle altre forze dell’ordine nella prevenzione di possibili infiltrazioni terroristiche in una zona, quella di Centocelle, già segnata dalla presenza di quella moschea El-Huda dove il mancato uomo-bomba di Londra ha pregato col fratello prima che entrambi fossero arrestati. Una moschea più volte «visitata» dagli investigatori e «nota agli atti» perché un contratto d’affitto era stato stipulato da un ex esponente del movimento integralista tunisino (fuorilegge) Ennahda.
Nella voluminosa corrispondenza spedita nel corso dei mesi a tutte le autorità possibili e immaginabili, gli extracomunitari di via Collatina si definiscono «rifugiati». Per giustificare l’okkupazione abusiva, si appellano alle lungaggini delle pratiche per la concessione dell’asilo politico, tornate proprio in questi giorni alla ribalta a causa della vicenda personale di Hamdi Adus Issac, il presunto terrorista arrestato nella Capitale, che oltre-Manica, spacciandosi per somalo era riuscito a «guadagnarsi» lo status di rifugiato e i relativi benefici.
Ed è proprio la fitta rete di contatti, familiari e nn, che «Hamdi e i suoi fratelli» hanno dimostrato di avere nel nostro Paese e in particolare in città, ad aver convinto gli agenti a concentrarsi su quella terra di nessuno che nessuno può sgomberare «poiché - spiegano al Commissariato - la proprietà, che ha sporto querela per l’occupazione abusiva, non ha richiesto l’intervento della forza pubblica e noi non possiamo agire di nostra iniziativa». La situazione è preoccupante, anche perché gli investigatori, che negli ultimi giorni hanno setacciato call center e luoghi frequentati da islamici, temono una «sinergia» con gli «inquilini» degli altri centri sociali della zona, che occupando abusivamente immobili e palazzi si sono negli anni moltiplicati. Basti pensare al Forte Prenestino, da circa vent’anni feudo degli antagonisti, o all’ex commissariato di piazza del Quarticciolo, occupato nel ’92 e da qualche tempo al «buio» perché l’Acea, d’accordo con le forze dell’ordine, ha interrotto l’erogazione della corrente elettrica. Da menzionare anche un ex edificio scolastico dove accanto agli estremisti italiani insediatisi fuorilegge hanno trovato ricovero almeno due nuclei di egiziani.
Proprio ieri, intanto, l’Ufficio immigrazione della questura di Roma ha diffuso i dati dei controlli effettuati nell’ultimo periodo e registrati negli uffici di Tor Sapienza, e delle conseguenti misure: 1.340 le espulsioni fra giugno e luglio (749 stranieri rimpatriati, di cui 569 accompagnati alla frontiera e 118 rispediti sotto scorta al Paese di provenienza), 3.520 le pratiche di stranieri esaminate nello stesso bimestre. Il reato più frequente è l’inosservanza del provvedimento di espulsione (468 casi), contestata a 40 bengalesi e altrettanti marocchini, 30 bosniaci, 20 egiziani e 20 pakistani.

«La nostra attività di contrasto non è mai cessata ed è stata sempre forte e continua - spiega il dirigente Marcello Cardona -, ma a luglio c’è stato un ulteriore incremento del controllo sul territorio». La minaccia terroristica incombe, e le forze di sicurezza non hanno intenzione di abbassare la guardia.

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