La presidente rivendica l’impronta data all’associazione e bacchetta Bombassei

Milano «Vogliatele bene!». Emma Marcegaglia si è accomiatata dal vertice di Viale dell’Astronomia con un invito a tutelare l’associazione, «l’unica casa delle imprese» in un Paese dove meritocrazia e cultura della concorrenza non sono poi così popolari.
Ma più che tracciare un bilancio, come pure sarebbe stato legittimo, la presidentessa ha voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Proprio con quell’invito a superare le divisioni, la leader degli imprenditori ha velatamente criticato la campagna elettorale del vicepresidente Alberto Bombassei che da subito aveva puntato su «discontinuità», attenzione agli interessi delle aziende e riforma del sistema confindustriale. «La dialettica, le critiche» per guadagnare la leadership «sono un valore», ma «bisogna preservare l’unità», ha ammonito ricordando di essersi battuta pure lei per la riduzione dei costi del pletorico «sindacato» degli industriali.
Analogamente, Marcegaglia ha stigmatizzato le censure ricevute per l’impronta «politica» del suo quadriennio sostenendo che i suoi detrattori le avrebbero rimproverato «le critiche al governo Berlusconi e l’attenzione alla Cgil». E così anche nell’ultimo convegno da presidente il pilastro della sua piattaforma è stato in tutto e per tutto politicista. Il ritorno al passato pre-montiano va evitato con «5-10 anni di di riforme», con una «convergenza bipartisan e maggioranze coese e, soprattutto, costruendo una «diga contro le corporazioni». La ricetta? Un patto pre-elettorale tra le «maggiori forze politiche» che preveda «una convergenza sulle riforme» indipendentemente dal vincitore delle consultazioni.
La sintesi dei quattro anni di Marcegaglia è proprio questa: «È finita la Confindustria che trattava sussidi e incentivi per le singole imprese». Quella che lascia la presidentessa Emma è un’associazione che elabora piattaforme programmatiche: privatizzazioni, liberalizzazioni, istruzione e ricerca. Un’associazione che cerca «di cambiare il Paese» senza distinzione tra riduzione del cuneo fiscale sul lavoro (che sarebbe tema di stretta pertinenza) e superamento del bicameralismo perfetto.

La Confindustria di Marcegaglia ha affrontato la fase peggiore della crisi dei mercati («Hanno aspettato 100 per leggere una donna e l’hanno fatto nel momento più difficile», ha ironizzato) uscendone con un totale rispecchiamento nella «tecno-politica» di Monti. Da Emma nessuno se l’aspettava.

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