Presidenza Abi, è scontro aperto Sono le Casse l’ago della bilancia

La sfida per la presidenza manda in stallo gli equilibri tra i grandi elettori dell’Abi. Ieri i due sfidanti Corrado Faissola (il presidente uscente, sostenuto da Popolari e Bcc) e Giuseppe Mussari (voluto da Unicredit come alfiere dei Big) hanno impiegato un’oretta per illustrare ufficialmente ai cinque «saggi» i rispettivi programmi per l’associazione che raccoglie le banche italiane. L’idea sarebbe trasformare l’Abi in una sorta di «Confindustria del credito», ma il mese di lavorio sotterraneo trascorso dalle candidature non è servito a riparare la frattura verticale tra i soci di Palazzo Altieri. Sulla carta Faissola stacca Mussari di una lunghezza (11 contro 10), ma la sorte del vertice di Palazzo Altieri resta appesa al blocco che ruota attorno all’Acri, alle banche private ed estere. Un gruppo da sempre abituato ad andare alle urne compatto, sia per massimizzare il risultato sia per la sintonia dei rispettivi leader, che esprime gli otto voti oggi decisivi per conquistare il quorum in comitato esecutivo. L’ago della bilancia è l’Acri, dove è atteso un vertice tra il presidente Giuseppe Guzzetti e il vice Antonio Patuelli per superare l’impasse. Patuelli, alla guida di CariRavenna, esprime le istanze delle casse per loro natura più vicine alle Popolari. Faissola ha inoltre in teoria un asse di ferro con il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli. La presidenza dell’Abi è però solo una delle pedine in movimento sullo scacchiere della grande finanza. A partire dall’assetto di comando individuato per Mediobanca-Generali e in Rcs, di cui è stata una plastica rappresentazione la stretta di mano in Piazzetta Cuccia tra lo stesso Bazoli e Cesare Geronzi che sabato prenderà la presidenza del Leone. Sull’asse Milano-Trieste si intrecciano inoltre gli interessi di Unicredit (primo socio di Mediobanca) e di Intesa che è socia del Leone.
Da qui, spiega un banchiere, la «carta politica» nelle mani di Alessandro Profumo, che è stato da subito grande sponsor di Mussari. Per cui peraltro sembra propendere anche Guzzetti, grande azionista di Intesa con Cariplo, che starebbe sondando gli altri soci dell’Abi. Un groviglio difficile da dipanare ma fino a quando proseguirà «il gioco del silenzio», i saggi dell’Abi non possono che prendere tempo. «Abbiamo chiacchierato», ha esordito il presidente di Federcasse e coordinatore dei saggi, Alessandro Azzi dopo il vertice di ieri. Oggi c’è il passaggio in comitato esecutivo, ma lo stesso Azzi conferma che non è in vista alcuna decisone: dalla prossima settimana ci sarà l’interpello per raccogliere i voti dei soci. Un modo per dire che la scadenza inizialmente fissata per fine aprile non sarà rispettata ma anche il limite di metà maggio è incerto: «Non lo so, andiamo avanti», ha detto Azzi. Se la spaccatura proseguirà i soci dell’Abi non potranno che cedere alla necessità di individuare un terzo candidato. L’identikit è da decidere, ma molti hanno notato l’«attivismo» del presidente di Bpm Massimo Ponzellini, che al momento appoggia Faissola ed è considerato vicino al ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

«Ponzellini potrebbe sfruttare l’onda lunga dell’affermazione della Lega alle regionali per proporsi come un candidato di sistema», spiega uno dei grandi elettori dell’Abi. L’eventuale discesa in campo del presidente di Bpm non sembra però al momento in grado di raccogliere grandi consensi né nel mondo delle popolari né in quello delle casse.

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