Silvia Marchetti
da Roma
E tre. Dopo Petruccioli e Monorchio, tocca a Giulio Malgara, presidente dellUpa, rinunciare «spontaneamente» alla presidenza Rai. Ieri pomeriggio la commissione di Vigilanza avrebbe dovuto approvare la nomina di Malgara, designato la scorsa settimana dal ministero dellEconomia, ma la votazione è stata preceduta di poco dalle «dimissioni spontanee» del diretto interessato, che in una nota inviata a Siniscalco parla di una «scelta che non ha incontrato la pluralità di consensi indispensabile a permettermi di svolgere un così delicato incarico». Alla candidatura di Malgara ai vertici Rai si opponeva lintero centrosinistra. Ma anche nella maggioranza girava un certo malumore, specie fra le file di An, Lega e Udc. La commissione parlamentare di Vigilanza si è comunque riunita e ha affrontato altri temi cruciali di generale interesse dellazienda televisiva, in attesa dellassemblea degli azionisti convocata dal Cda per il 4 agosto prossimo. E il presidente Claudio Petruccioli ha confermato che laudizione del direttore generale Flavio Cattaneo prevista oggi non sarà rinviata.
La Rai si ritrova «acefala» da più di un anno e limpasse nella nomina dei vertici cade in un momento poco «roseo». Il nodo dei palinsesti, lo scontro con Sky e il crollo degli ascolti nel mese di giugno evidenziano la necessità di trovare unintesa bipartisan per affidare la guida dellazienda a una figura di garanzia. Una soluzione non certo facile, sulla quale dovrà fare luce lo stesso Siniscalco, che martedì sarà sentito in Vigilanza.
Un accordo «duraturo» tra le parti politiche è tuttavia una necessità sentita da entrambi gli schieramenti. I capogruppo dellUnione chiedono a Siniscalco «consultazioni preventive», invitandolo a «cambiare il metodo unilaterale finora adottato». Secondo Paolo Gentiloni della Margherita, per la nomina del presidente Rai «il governo ha il dovere di concordare con lopposizione una designazione che possa avere il consenso dei due terzi della Vigilanza». Una posizione simile a quella di Maurizio Gasparri di An, contrario al «blitz» di modifica della sua legge proposto dal ministro alle Comunicazioni Mario Landolfi.
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