Prete ruba soldi a disabile per regalarli all’amante

Ultimamente certi preti sembrano fuori dalla grazia di Dio, come il padre Carlo di «Io, loro e Lara» che perfetto non è, come dicono le recensioni, né tantomeno incrollabile nella sua aderenza ai dogmi cristiani. Finiscono dentro per omicidio come don Giorgio Panini, parroco di Bridano, Pratomaggiore e Formica, frazioni di Vignola, che nemmeno si ricorda di aver accoltellato il pensionato che lo ospitava in casa come un fratello e perché gli è saltato in testa di farlo. O don Luciano Massaferro, parroco di Alassio, rinchiuso nel carcere di Chiavari con l’accusa, per niente condivisa dai suoi parrocchiani, di aver usato violenza sessuale a una chierichetta di undici anni. E se padre Tim Jones, vicario anglicano della diocesi di St. Lawrence e St. Hilda, consiglia «come prete cristiano di rubare nei negozi se siete poveri», don Italo Panizza, rettore della basilica santuario di San Luigi Gonzaga a Castiglione delle Stiviere, dopo essere stato aggredito da un mendicante per trenta denari, ha raccomandato ai parrocchiani: «Smettetela di fare l’elemosina ai clochard e insegnategli piuttosto a lavorare». Ultimamente le vie del Signore oltre che infinite sembrano incasinate come sulla tangenziale est.
E poi c’è don Naiolo, che così chiamiamo per comodità perché il suo nome è protetto dalla carità di Dio e dal silenzio degli inquirenti, che ha infilato uno slam della madonna infrangendo in un colpo solo metà dei Dieci Comandamenti. Racconta Il Gazzettino che don Naiolo abita una parrocchia sul cucuzzolo della montagna di un paesino del Bellunese. Vive passioni intense ma silenziose, e ancora nessuno lo sa. Si prende cura delle anime dei parrocchiani con lo zelo di sempre e ha in custodia un ragazzo sfortunato, disabile, orfano e senza nessun altro al mondo che il don. Ha un conto in banca però con depositata una piccola fortuna e chi meglio di un uomo di Chiesa può gestire la sommetta con tutta la gentaglia che c’è in giro?
Sarà che il paese è piccolo e la gente mormora, sarà che nessuno in provincia si fa mai i fatti propri, sarà che i più ficcanaso si sono fatti venire qualche sospetto ma don Naiolo da un po’ di tempo non è più lo stesso e a quanto pare nemmeno i conti sotto la sua giurisdizione. Dice una denuncia bella circostanziata arrivata in questura che dal conto mancano un sacco di soldi e che sarebbe sacrosanto controllarlo prima che sia troppo tardi. Le indagini bancarie confermano: sono spariti 100mila euro. A puntate, come alla roulette. E dove sono finiti tutti questi soldi?
Don Naiolo per tutta una vita ha commesso il delitto, per vocazione e per necessità, di ritirarsi di fronte alla passione. È sempre riuscito a scampare al caos inesauribile del desiderio umano, ma da qualche tempo in qualche angolino della sua anima c’era nascosta una segreta verità. C’era che ha incontrato un angelo. Un angelo però arrivato dritto dall’inferno. Da quando la frequenta è tutto preso dall’ansia di perdersi, lui che per mestiere recupera pecorelle smarrite. Lei lo ha liberato dagli scrupoli e dai rimorsi come la Lola Lola dell’«Angelo Azzurro» con il professor Rath. E anche di un bel po’ di soldi, che nemmeno erano del don. In un colpo solo gli ha fatto infrangere i comandamenti numero sei, sette, otto, nove e dieci. Non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare la donna d’altri, non desiderare la roba d’altri. Ma si sa che il peccato è il vero piacere, cogli l’attimo, libera l’impulso, non si può sempre dare la colpa agli altri per la croce che si porta ogni giorno. Anche di lei si sa tutto meno il nome. «Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle» scriveva Voltaire. Ma per i paesani questo è lei: una strega, come Grimilde, Amelia e Maga Magò. Perché molti di quei soldi sarebbero finiti sul suo conto e allora si capisce perché la Maddalena o la strega Bacheca sia vicina all’accusa di circonvenzione di incapace non si sa ancora se diretta o per interposta persona.


Don Naiolo, infatti, allontanato dalla sua parrocchia ormai da mesi, si troverebbe ricoverato in una clinica psichiatrica, mentre lo sfortunato che tutelava è ospite di una struttura pagata dal Comune dato che difficilmente rivedrà i suoi soldi. In ogni farsa c’è una tragedia. Il tragicomico dramma di un parroco che più che a Padre Pio era devoto a Sanculotte.

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