Preti genovesi alla crociata contro il Papa

Preti genovesi alla crociata contro il Papa

(...) di infima propaganda». Un passaggio, quest’ultimo, che attesta la grande conoscenza della vita politica italiana da parte di don Farinella, visto che la definizione di «cattolico serio e adulto», Romani Prodi se l’era data da solo per spiegare la sua scelta di andare a votare ai referendum in contrasto con l’indicazione data dalla conferenza episcopale e dal cardinale Camillo Ruini.
Poi il biblista genovese si conferma politologo di razza scorrendo tutte le «malefatte» di Berlusconi tanto care alla sinistra. Così il premier avrebbe, parola del don, «diviso la nazione invece di unirla». E poi, «definendosi cattolico, non esita a distruggere lo stato sociale, impoverendo ancora di più i poveri», senza contare che «essendo presidente del consiglio dovrebbe essere un modello per l’intera nazione e invece assistiamo a una sistematica denigrazione della giustizia e delle istituzioni». Per questo, nella sua lunga lettera aperta, don Farinella chiede a nome di «molti cattolici» al Papa «di non prestarsi anche involontariamente a questo gioco che appare demagogico, populista e dissacratore», visto anche che «moltissimi fedeli ritengono e pensano che essere cristiani sia incompatibile con il modello di governo che questi cinque anni ci hanno riservato». Tutti principi chiaramente ricavati dal sacerdote genovese dai suoi studi sulla Bibbia e connessi con la sua missione pastorale. Tanto che don Farinella si congeda con un monito che sa di anatema: «Dio non voglia che il Papa permetta questa commistione diabolica e preservi la Sede di Pietro da ogni calcolo di interesse e da basse strategie di strumentalizzazione partitica e faziosa».
Per evitare queste strumentalizzazioni, il prete genovese evita accuratamente di ricordare le scelte del «cattolico serio e adulto, Romani Prodi», come l’inserimento dei Pacs nel programma elettorale, le concessioni alla sinistra estrema che è parte integrante del suo schieramento, il sostegno di candidati devotissimi, alla Luxuria, o di quelli alla Francesco Caruso che nelle strade di Genova e del mondo hanno portato avanti le loro idee di pace cristiana con le spranghe, le molotov, ma anche con i «sanpietrini» la cui timologia non deriva propriamente dalle «armi» usate dal primo pontefice romano.
Ma il sacredote genovese ama la rete e su Internet pubblica spesso e volentieri saggi di chiara ispirazione biblica. Come la serie di articoli dedicati all’«Italia ai tempi di Berlusconi», nei quali in varie occasioni definisce il premier «tal Silvio Berlusconi, famoso per essere un mediocre canzonettista» (lettera aperta online al cardinale Ruini), oppure inizia un servizio su «Fini e San Francesco» con parole che dimostrano la necessità di separare la politica dalla religione: «Mancava una perla alla collana dell’idiozia governativa e vi ha provveduto il vice presidente Gianfranco Fini, fascista per nascita, formazione e cultura».
In Internet don Farinella c’è andato per chiedere che Berlusconi non strumentalizzi la Chiesa. E su Internet sono fioriti i siti e i «blog» che rilanciano la raccolta firme per sottoscrivere la sua lettera. Tra i più asettici politicamente c’è www.cittadiniperlulivo.com che di firme ne ha già raccolte oltre 2400. Tanti religiosi, anche sacerdoti e suore genovesi hanno fatto a gara per sottoscrivere la lettera aperta. Ci sono monsignor Piero Tubino, ex direttore della Caritas, don Luigi Consonni, Carlo Moro e don Giuseppe Tortora da Genova. In rete c’è anche la sottoscrizione di don Antonio Balletto. Manca ancora, a sorpresa, quella di don Andrea Gallo. Ma i nomi illustri non difettano. E soprattutto danno credibilità all’iniziativa. Perché nella lista online c’è anche la firma di Alessandro Del Piero, professione calciatore, residenza Torino, oltre all’immancabile «stalliere di Arcore». E, folgorato sulla via di Genova, ha firmato persino Silvio Berlusconi, professione presidente del consiglio, residenza Milan (Milano). D’accordo, c’è anche chi ha riempito i moduli della petizioni con, al posto dei dati, altrettanti insulti tra i più di moda. Ma tutto fa numero.

E tutto inchioda il Papa alle sue responsabilità. Anche perché don Paolo Farinella, come ama sottolineare nei suoi articoli su internet, parla sempre a nome di «noi cattolici». Tutti, nessuno escluso. Anche Berlusconi, pur se ancora poco serio e adolescente.

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