Previti si difende in Parlamento: «Perseguitato»

da Roma

Dopo circa due ore di camera di consiglio alla fine è arrivato il verdetto. La Giunta per le elezioni della Camera propone «l’annullamento per motivi di ineleggibilità sopravvenuti» del mandato di Cesare Previti da deputato, dopo la sentenza sul caso Imi-Sir. La decisione è passata con i 16 voti favorevoli della maggioranza contro gli 11 dell’opposizione. Ora spetterà all’aula di Montecitorio decidere in via definitiva in una seduta che si terrà non prima di venti giorni.
Un conclave, quello dei trenta membri della Giunta, rigorosamente a porte chiuse, cominciato intorno alle 15 di ieri pomeriggio, dopo che il deputato azzurro e il suo avvocato, l’ex senatore Ds Giovanni Pellegrino, avevano esposto in udienza pubblica la loro difesa. «Ho diritto a svolgere il mandato parlamentare», ha detto Previti, perché «il giudice che ha emesso l’ultima sentenza è stato imparziale. Era vittima di un pregiudizio assoluto e totale verso di me, verso Forza Italia e verso Berlusconi», pregiudizio scritto nero su bianco «in una lettera aperta del giudice di ben tre anni prima della sentenza». «Se vorrete agire - ha proseguito Previti - nel diritto, il vostro verdetto sarà giusto, altrimenti vi schiererete nelle file dei miei persecutori, che sono stati bravissimi a mandarmi in galera ma non a fiaccare il mio stato d’animo che è sempre stato quello di una persona corretta, leale ed onesta nei confronti di chiunque».
Nella sua arringa di difesa il deputato forzista, dopo aver denunciato di «essere vittima di una persecuzione vergognosa», aveva puntato il dito proprio sulla «non parzialità» dell’ultimo giudice, «oggetto di un ponderoso ricorso alla Corte europea». Ecco perché, rivolgendosi ai componenti della Giunta, aveva chiesto: «Datemi ragione voi, prima che lo faccia l’Europa». Inoltre, ribadendo di sentirsi vittima di una «sentenza assolutamente ingiusta, cosa tra l’altro condivisa da metà del Paese», l’esponente di Fi aveva anche ricordato che all’indomani della pronuncia definitiva della Cassazione (il 4 maggio del 2006) fu Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, «uno che fa parte della categoria di garantisti autentici, non all’occorrenza», che proprio dalle colonne del suo giornale osservava di essere davanti ad «una condanna avvenuta senza prove». «Ogni cittadino - ha concluso Previti - ha diritto ad un giudice imparziale. Io non l’ho avuto. Questa è la sede per affrontare questo problema». Subito dopo il discorso dell’ex ministro era toccato al suo avvocato, Pellegrino, tracciare le conclusioni della difesa. «La Giunta per le Elezioni adotti una deliberazione non definitiva», oppure «condizionata all’esito dei servizi in prova» o «del ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo». L’avvocato ha precisato che si è lavorato sulla perdita dell’elettorato passivo per elevarla a causa di decadenza, «ma non esiste una norma che dica che la perdita della condizione di eleggibilità corrisponde a perdita dello status di parlamentare». Ecco perché si chiede «imparzialità», applicando tutte le norme.
Dopo oltre due ore di conclave, la decisione finale della Giunta di chiedere l’annullamento del mandato di Previti da deputato. Decisione che riceve da subito il plauso della maggioranza, ritenendola «giusta», come per il ministro Antonio Di Pietro che dice: «Finalmente la Giunta delle elezioni ha trovato il tempo e la forza per emanare un provvedimento dovuto». Tra i banchi dell’opposizione, invece, il voto della Giunta appare come «una chiara decisione politica», o, come la definisce il vice coordinatore azzurro, Fabrizio Cicchitto, «una vendetta, una operazione volta a soddisfare gli istinti giustizialisti di un settore della sinistra che ha bisogno di periodici sacrifici umani, ritenendo che essi rappresentino la quintessenza della politica». La palla passa ora all’Assemblea di Montecitorio.

Nel caso in cui si confermasse il parere della Giunta, al posto di Previti subentrerebbe Angelo Santori, il primo tra i non eletti nelle liste di Fi, il quale, a caldo, subito dopo il voto della Giunta, allargando le braccia, commenta: «Avrei preferito entrare in Parlamento in un altro modo».

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