Don Chisciotte, di lottare contro i mulini a vento, non ne ha la minima intenzione. A mente fredda, a quasi due giorni da Genoa-Fiorentina e da tutto ciò che ne è purtroppo scaturito, Enrico Preziosi prende la parola a Villa Rostan e - come al solito - coglie nel segno. Non più recriminazioni e lamentele, nessun sospetto, nessuna tesi complottistica; anzi, lappello allintera tifoseria rossoblù è alla calma e alla sportività, altrimenti, in caso di incidenti come quelli del tardo pomeriggio di domenica, il presidente e la sua famiglia potrebbero anche lasciare Genova e il calcio.
In una sala stampa gremita, il primo pensiero va a Gabriele Amato. Il tifoso ferito gravemente è stato visitato nella mattinata di ieri dal genoanissimo padre Mauro, cappellano del San Martino, il quale, imponendogli lolio degli infermi, gli ha trasmesso laffetto di tutti i genoani ricambiato con un gesto dintesa. «Non è giusto che si bisbigli sulle sue condizioni - comincia Preziosi -, occorre attenersi ai referti medici. La sua situazione resta gravissima ma stabile. Gabriele ha pagato una tensione esagerata e questo è inammissibile». Il patron rossoblù si sofferma allora sul clima di esasperato astio e rivalità che, da una vita, si respira negli stadi italiani: «Purtroppo siamo un popolo di tifosi che però non ha nulla a che vedere con lo sport in sé. Ci sta lo sfottò, ci sta la presa in giro piccante, ma non cè uno stadio nel nostro paese in cui qualcuno non venga insultato.
Un appello di lealtà sportiva, questo, che anni fa fece, sullaltra sponda del Bisagno, Paolo Mantovani («Magari vincessi qualcosa di quello che ha vinto lui» sorride Preziosi quando glielo si fa notare) (...)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.