«Con il primo episodio volevo cambiare la comunicazione»

Los Angeles Alla base della saga, aleggiante sul sequel come un nume tutelare, sta Steven Lisberger, l’autore del primo film, un personaggio di culto ch è sparito dal radar cinematografico negli anni ’80.
Che fine ha fatto Mr Lisberger?
«Avevo 29 anni quando ho fatto Tron, ma non avevo un piano relativo alla prossima montagna da scalare. Per me Tron rappresentava il sogno di una comunicazione totale e inclusiva che avrebbe creato un mondo perfetto, in cui si poteva trovare l’umanità nella tecnologia. Era figlio della mia cultura, dell’idealismo degli anni ’60, e immaginavo per la prima volta un ponte tra mondo analogico e digitale».
Oggi il confine tra film e videogame si fa sempre più labile. Cosa ne pensa?
«Vi è una chiara interazione tra i due e secondo me una convergenza è inevitabile.

Sarebbe bello se i videogiochi si appropriassero dello spessore narrativo e della complessità emotiva del cinema, e se il cinema inglobasse le innovazioni tecniche dei videogiochi. Ma le sinergie ci sono già. Tron è diventato un videogame che ha avuto più successo del film, e sul quale non ho lavorato. Oggi abbiamo fornito ai creatori del gioco tutto il materiale necessario fin dall’inizio».

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