Unauthority di collegamento e organizzazione fra i vari enti preposti al controllo e alla sicurezza dello scalo di Fiumicino, ormai letteralmente al collasso. A chiederla - dopo lestate nera dello scalo romano - è il commissario straordinario della Silp per la Cgil, Gianni Ciotti, il quale sostiene che nello scalo romano «il sistema preventivo e info-investigativo è a dir poco carente». «Da tempo sosteniamo che tale apparato è al collasso, per la drastica riduzione di uomini e mezzi e per la mancata partecipazione di enti preposti - denuncia Ciotti -. Le vere vittime di queste mal gestioni sono prima di tutto i viaggiatori, poi i poliziotti chiamati a concorrere alla sicurezza. Non possiamo non registrare un palese vuoto nelle procedure di controllo dei varchi doganali che in alcuni casi, forse per la mancanza di personale, risultano aperti e non presidiati. Ciò significa che potenzialmente nelle valigie dei passeggeri che entrano nel nostro Paese potrebbe entrare di tutto».
Che cosa si può fare?
«Tale situazione vanifica tutto il lavoro di controllo fatto a monte. Pertanto auspichiamo, qualora non vi siano le giuste risorse da dedicarvi, la chiusura di alcuni varchi, potenziando piuttosto quelli che rimangono aperti. Ma è e resta una soluzione tampone».
Da cosa nascono queste lacune?
«Lo stato di confusione organizzativa ha generato grosse lacune di sicurezza. Se da una parte siamo soddisfatti dei recenti sequestri di stupefacenti avvenuti sui bagagli in giacenza dallaltra siamo estremamente preoccupati per la facilità con cui è possibile introdurre, appunto attraverso i bagagli disguidati, qualsiasi genere di materiale. Paradossalmente per far emergere lacune e disfunzioni nella sicurezza aeroportuale è stata salutare la vicenda dei bagagli senza proprietario contenenti droga.
«Procedure di controllo al collasso Serve unauthority sulla sicurezza»
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