Processo Abu Omar, sconfitta la Procura di Milano: no ai verbali

Il giudice respinge le richieste dei pm Spataro e Pomarici: segreto di Stato sul sequestro dell'Iman

Processo Abu Omar, sconfitta 
la Procura di Milano: no ai verbali

Milano - Non è una pietra tombale sul processo ai nostri servizi segreti per il rapimento del'imam estremista Abu Omar: ma poco ci manca. Questa mattina il giudice Oscar Magi ha respinto la richiesta dei pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici di acquisire agli atti del processo le testimonianze rese dagli imputati durante l'istruttoria. Era l'ultima possibilità per la Procura di limitare gli effetti della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha confermato l'esistenza del segreto di Stato - apposto dai governi Prodi e Berlusconi - sui rapporti tra Cia e Sismi intorno alla sparizione (a Milano, nel 2003) dell'imam indagato per terrorismo, imbarcato a a forza su un volo Usa e consegnato all'Egitto. In occasione della scorsa udienza, il capo del Dis (l'ente di coordinamento dei servizi segreti) Gianni De Gennaro aveva inviato una lettera a tutti gli imputati ricordando loro il divieto di parlare di qualunque aspetto interno delle attività del Sismi (l'attuale Aise) e soprattutto dei rapporti con gli 007 Usa. La Procura aveva cercato di aggirare l'ostacolo chiedendo di acquisire agli atti i verbali di interogatorio resi dagli 007 italiani durante le indagini preliminari. Ma oggi il giudice Magi ha respinto la richiesta. Il segreto di Stato va rispettato. Il giudice, peraltro, ha fatto nuovamente capire di non condividere nè la decisione del governo nè quella dellaq Corte Costituzionale: "L'area del segreto - ha detto - è stata inopinatamente allargata dal governo e sorprendentemente confermata dalla Corte Costituzionale". Ma, ha ricordato il giudice, a queste decisioni bisogna attenersi. Resta così definitivamente fuori dal processo il nocciolo centrale della vicenda.

Una volta assodato - su questo ci sono numerose prove - che a prelevare e far sparire l'imam fu un gruppo di agenti Cia, di quali appoggi e complicità godettero all'interno degli apparati di sicuezza italiani? E quali istruzioni ricevettero dai governi i nostri 007 sul comportamento da tenere in simili occasioni? Su questo complesso e delicato tema il processo sembra destinato a chiudersi con un nulla di fatto. Come ha stabilito la Corte, l'esigenza della sicurezza del Paese viene prima di quella della giustizia.

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