Processo alla Roma

Processo alla Roma

Manchester - Tra le facce di centinaia di passeggeri che lasciano lo scalo di Manchester, ci sono quelle assonnate e stralunate dei calciatori della Roma. Che, come titolano i giornali inglesi, tornano a casa con «la coda tra le gambe». Il day after è forse più brutto dell’incubo vissuto all’Old Trafford, sarà difficile dimenticare in breve tempo la figuraccia. «Ora dovete schiantare la Lazio nel derby», urla un giovane supporter al gruppo dei giocatori. Quel derby è fra 17 giorni e rappresenta una delle trappole del finale di stagione. Ecco che la disfatta di Manchester diventa la cartina di tornasole dei difetti della Roma: bella sì, ma con l’assenza di ricambi validi e con un organico inadeguato per essere grande in Europa. Il tecnico Spalletti, a mente fredda, lancia un messaggio diretto: «Abbiamo raschiato il fondo del barile delle risorse - dice l’allenatore della Roma - siamo pochini e in questi casi te ne accorgi. Per fare un’ulteriore crescita occorre mettere le mani nella rosa, avere il coraggio di cambiare per crescere. Non possiamo spendere i soldi del Manchester,ma almeno lavorare bene cercando i giocatori giusti, che abbiano motivazioni e che sappiano giocare a certi livelli. Per ripartire, le ricette sono la programmazione e i criteri di lavoro scrupolosissimi». Messaggio chiaro, per nulla criptico, inviato anche ai suoi giocatori. Al quale l’amministratore delegato Rosella Sensi replica con una risposta quasi seccata: «La programmazione della società c’è stata sempre, maè l’ultima cosa di cui voglio parlare in questo momento, per rispetto ai giocatori che hanno dato e daranno l’anima in campo. Questa sconfitta pesa e brucia, meglio ricordare quello che ha fatto la squadra fino alle 20.45 di martedì».

Le due parti giocano a carte scoperte: di qua il tecnico che chiede rinforzi adeguati (mentre dall’Inghilterra arrivano sirene su un interessamento del Chelsea all’allenatore toscano), di là la società che vuole proseguire con la politica dei piccoli passi: un occhio al bilancio e uno ai contratti in scadenza. Bisognerà mettersi attorno a un tavolo al più presto per i dovuti chiarimenti. Gli appuntamenti con i procuratori di Mexes, Chivu e Mancini (le situazioni più difficili) si susseguiranno nei prossimi giorni. E non sarà certo un bel biglietto da visita quello che tali giocatori presenteranno dopo le loro prestazioni a Manchester. Intanto c’è la necessità di rimettere insieme i cocci di una squadra che ha perso tutte le sue certezze in una sola serata. La botta è stata forte e nei giudizi dei tifosi e della critica si sostiene sì che l’organico è debole e inferiore a quello di altri club più ricchi,maanche che il tecnico giallorosso Spalletti - contestato dopo la sconfitta storica nel derby di andata - ci ha messo del suo, non riuscendo a governare la squadra, insistendo con un atteggiamento troppo ambizioso. «Il 7-1 significa che abbiamo sbagliato qualcosa e che abbiamo dimostrato in campo tanta inesperienza a questi livelli, io per primo», il mea culpa del tecnico. Spalletti elogia il comportamento disciplinare della squadra («in passato ci sarebbero state reazioni scomposte, allora uno come De Rossi ad esempio si sarebbe fatto espellere»), ma ora deve pensare a difendere il secondo posto in campionato, che vuol dire 10 milioni di euro in cassa nel prossimo mese di settembre. «A Manchester ci siamo fatti trascinare dalla voglia di rimonta e la squadra si è squilibrata. Gli uomini veri e i calciatori di personalità si vedono in questi momenti, serve umiltà e disponibilità sul lavoro».

Difficile lavorare in un ambiente «passionale» come quello romano, «nel quale - dice Spalletti - si fa diventare campioni troppo presto ragazzi di diciotto anni o ti trasmette voglia ed entusiasmo». Sta a lui non buttare via due anni di lavoro e far passare la «sbornia» inglese e il mal di testa del giorno dopo.

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