La Procura: ogni anno mille falsi

A indagare sul caso è il pubblico ministero Luca Poniz, che ha aperto un fascicolo per «falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico». Così recita l’articolo 483 del codice penale. Un reato sanzionato con una pena che va da un’ammenda a un minimo di tre mesi (se si tratta di false attestazioni in atti dello Stato civile) fino a un massimo di due anni di reclusione (falso attestato a pubblico ufficiale in un atto pubblico). L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe ritoccato al ribasso il proprio imponibile, ottenendo così un «declassamento» della fascia di reddito, e uno sconto sulle rate semestrali versate all’università. Soltanto 250 euro da pagare, invece di 1.300. Più di mille euro risparmiati con un’autocertificazione. Ma quello dell’industriale non è un caso isolato. Forse, è uno di quelli eclatanti. Perché molti altri episodi sono segnalati alla Procura.
Stando all’«allarme», infatti, il numero delle false certificazioni è cresciuto rispetto all’anno scorso. Sono circa 2-3 i casi che ogni giorno arrivano al quarto piano di Palazzo di giustizia, pari a una media di 80 segnalazioni al mese. In un anno, un migliaio.
Documenti in carta semplice, dichiarazioni firmate di proprio pugno per attestare lo Stato civile, sanitario, patrimoniale. Autocertificazioni che snelliscono le code, riducono i tempi della burocrazia, e - in alcuni casi - permettono di ottenere i benefici previsti dalla legge.

Tutto legittimo, ma il meccanismo dell’autocertificazione rischia di essere troppo «permeabile». Per lo più, si tratta di piccole «truffe». Un posto macchina per invalidi, un’esenzione dal ticket sanitario, una pensione a cui non si avrebbe diritto. Mille raggiri ogni anno, su carta libera e con tanto di firma.

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