Prodi chiede l’ennesima fiducia: stavolta sui negozi dei barbieri

Prodi chiede l’ennesima fiducia: stavolta sui negozi dei barbieri

Roma - Il sedicesimo voto di fiducia il governo lo chiede alla Camera sulle parrucchiere. Grazie al decreto sulle liberalizzazioni (sul quale Vannino Chiti ha chiesto la fiducia che verrà votata oggi) potranno aprire botteghe da coiffeur nella stessa strada. Ed il lunedì i barbieri restare aperti.
La scelta di ricorrere al voto di fiducia serve al governo per accelerare i tempi di approvazione del provvedimento, destinato ad essere convertito in legge entro il 2 aprile, pena decadenza. Ne consegue che la prossima settimana il Senato dovrà votare martedì il decreto di rifinanziamento delle missioni militari all’estero; e venerdì - con una nuova fiducia - il decreto sulle liberalizzazioni. Ieri l’aula di Palazzo Madama è stata monopolizzata da una mozione in difesa del pomodoro italiano da quello cinese.
La scelta di ricorrere al voto di fiducia (autorizzato da un consiglio dei ministri notturno) ha colto di sorpresa larghe fette della maggioranza. Martedì sera, infatti, esponenti dell’Unione erano convinti che il provvedimento potesse essere approvato da una seduta notturna. Poi, forse per le divisioni nella maggioranza, il ricorso alla fiducia.
Prodi difende la scelta sostenendo che si tratta «di un voto dovuto nei confronti del Paese, perché questi sono provvedimenti che sappiamo esserci chiesti dal cittadino consumatore». Per Chiti e Bersani, invece, la scelta è stata determinata dall’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione; accuse alle quali la Casa delle Libertà replica mettendo in evidenza le divisioni all’interno della maggioranza. Il voto di fiducia - spiega Prodi al Tg3 - «è la regola della democrazia. O c’è un’accettazione, che io spero avvenga, di un dialogo costruttivo, oppure all’ostruzionismo si risponde con la fiducia». Da notare che la procedura del voto di fiducia porta il governo a rinviare di 24 ore l’approvazione del provvedimento.
Fra le misure chieste dal «cittadino consumatore», come dice Prodi, c’è l’eliminazione dei costi di ricariche dei cellulari entrata in vigore il 5 marzo. La Camera ha approfondito anche la possibilità di eliminare la sovrattassa sui telefonini, ma costa 736 milioni; e la soluzione potrebbe essere discussa nell’ambito della prossima Finanziaria. Bocciata, invece, l’ipotesi di eliminare i costi sulle carte di credito prepagate.
Fra le norme sulle quali il governo chiede la fiducia, e duramente contestate dalla minoranza, quelle sulla revoca delle concessione per i general contractor per l’Alta velocità ferroviaria. Con il risultato che è assai probabile un rinvio di ogni opera, per la prevdibile ondata di ricorsi.
Con il decreto, poi, il governo aveva anche introdotto una vera e propria controriforma scolastica, orientata a cancellare la riforma Moratti. Al termine di un serrato confronto parlamentare, il governo ha accolto le tesi dell’opposizione. Così Valentina Aprea (Forza Italia) commenta: «È grande la nostra soddisfazione per aver concordato con il governo un impianto della scuola superiore nella quale si potranno riconoscere i due schieramenti».

Un’altra misura del decreto modificata con il concorso dell’opposizione è stata l’estinzione della penale sui mutui non solo sulla prima casa, ma anche sulle ristrutturazioni edilizie. Il voto di fiducia, infine, è stato chiesto anche sulla norma del decreto che prevede caratteri più grandi per indicare la data di scadenza dei prodotti.

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