Prodi e Bertinotti mistificatori uniti per il potere

Gianni Baget Bozzo

Gli incidenti che hanno accompagnato sia la celebrazione del Venticinque aprile che quella del Primo maggio indicano che la componente ideologica della sinistra è ancora viva e forte e che i tentativi di Letizia Moratti di superarla non sono riusciti. La campagna elettorale ha mostrato che il centrodestra ha una realtà nel Paese ben superiore a quello di cui disponga nella stampa e nella cultura, cioè che l'orientamento di base dell'opinione pubblica non corrisponde all'orientamento dei mezzi che dovrebbero influenzarla e orientarla.
Durante la campagna elettorale le due coalizioni si sono mandate messaggi opposti. Berlusconi ha espresso la convinzione della possibilità di crescita del sistema Italia e del sentimento positivo che il Paese aveva della realtà in cui viveva: è stato un messaggio di conciliazione col reale e con l'attenzione centrata sulle condizioni personali di chi votava rispetto alla sua condizione nella società. È stata quindi una visione realistica e moderata, si è fondata su una percezione positiva del presente, ha compreso che il governo aveva retto bene e ha percepito che le difficoltà provenivano da condizioni esterne al Paese e non dipendevano dall'azione della maggioranza. Il voto moderato è maggioritario in Italia e anche questa volta lo è di fatto stato. Berlusconi può affermare di avere per sé la maggioranza dei voti. È solo grazie ai voti italiani all'estero che la Casa delle libertà ha perso la maggioranza in Senato. Sul territorio essa esisteva.
La coalizione di sinistra è stata qualificata dall'alleanza tra sinistra riformista e sinistra radicale. E una componente decisiva è stato il cattolicesimo di sinistra, cioè la rottura dell'unità tra voto cattolico e voto moderato che è un elemento qualificante del sentimento del Paese. È stata l'alleanza tra la sinistra radicale e il cattolicesimo di sinistra, espresso emblematicamente dal gruppo di Romano Prodi e della tradizione bolognese di formazione dossettiana, a creare una struttura qualificante in cui l'ambiguità e l'equivoco hanno costituito un elemento importante. L'intesa con le altre componenti della maggioranza ha creato la mistificazione con cui la coalizione di sinistra ha ottenuto la maggioranza. Lo si vede comparando i due discorsi del presidente eletto del Senato e del presidente eletto della Camera. Marini ha cercato di stabilire i rapporti con il linguaggio della Casa delle libertà, Bertinotti ha rivolto il suo accento verso i diritti del futuro sino alla cittadinanza universale, ha cioè espresso la versione attuale della cultura rivoluzionaria, ha mantenuto la chiave contraria al capitalismo e all'Occidente. Ora la sinistra radicale è la componente culturale dell'alleanza, quella che le dà un significato oltre le misura di governo che essa propone. È proprio l'ambiguità il prezzo che il centrosinistra ha pagato per vincere, solo le componenti radicali hanno parlato un linguaggio ideologico e motivante che andava oltre la semplice opposizione al governo Berlusconi. Ora l'alleanza tra Prodi e Bertinotti cioè tra cattolicesimo di sinistra bolognese, legato al mito dossettiano della Chiesa dei poveri e la sinistra radicale si salda in un solo punto: la lotta contro Berlusconi. E quindi l'antiberlusconismo rimarrà la tematica fondamentale del governo Prodi che ha dato, non a caso, alla cancellazione della riforma costituzionale fatta dalla maggioranza di centrodestra un carattere della vittoria antifascista. È proprio in questa alleanza tra antiberlusconismo e antifascismo che nasce la contestazione alla Moratti e Buttiglione a Milano e a Torino.


Per la Casa delle libertà il voto per la nuova Costituzione è un elemento fondamentale di identità politica perché spezzerebbe il mito che la Costituzione è intoccabile se non nel quadro dell'arco costituzionale cioè con il voto della sinistra. Toglierebbe la sacralità della Costituzione spingendo così il Paese oltre i confini del Novecento.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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