Bruxelles - Romano Prodi si allea con Zapatero e, contro il premier britannico Tony Blair, dice di nuovo "no" alla richiesta di aumentare gli effettivi del contingente italiano in Afghanistan. E' stato dunque un doppoio da parte dei governi di centrosinistra italiano e spagnolo. È stato lo stesso Prodi a riferirlo al termine del Consiglio europeo a Bruxelles. Dell'Afghanistan i due leader hanno parlato con Blair ieri sera nel corso della cena dei capi di Stato e di governo. «A Blair con franchezza ho detto che alla Camera è stato approvato un documento con una politica precisa e questa è la politica italiana». Così Romano Prodi, introducendo lui stesso in conferenza stampa al termine del Consiglio europeo il tema della richiesta di un aumento dell'impegno italiano. Prodi ha raccontato uno scambio di battute con Zapatero: «Io e D'Alema gli abbiamo chiesto se aumentava le truppe, la risposta è stata "para nada"». E ha aggiunto: «Lo abbiamo già detto mille volte: stesso numero di soldati, stessa area».
D'Alema: all'Onu proporrò la conferenza di pace E sul tema più scottante per il governo dell'Unione, si muove con decisione anche il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, alla ricerca di una via d'usita contro il rischio crisi-bis (e probabile nel caso fine del governo Prodi) prima del voto di fiducia al senato sul rifinanziamento della missione afghana. D'Alema ha infatti conferma a Bruxelles che nel suo intervento all'Onu il 20 marzo confermerà la proposta italiana per una conferenza di pace in Afghanistan.
Poi D'Alema replica al premier socialista britannico: «Blair ha sollevato pubblicamente la necessità di rafforzare l'impegno degli altri Paesi. Faccio osservare che l'Italia è uno dei Paesi più impegnati in Afghanistan. L'ho detto a Blair, ne ha preso atto». Dunque, prosegue D'Alema «non capisco il senso della discussione». Senza dimenticare l'impegno in Libano, «con 3mila soldati e la responsabilità del comando». Peraltro, al Consiglio europeo, aggiunge, «non c'è stata una discussione collegiale sull'Afghanistan. Si è discusso del Libano, dell'Iraq, della Somalia. Poi si è fatto il punto sulla probabile costituzione di un nuovo governo palestinese che il Consiglio europeo saluta come un fatto positivo». Dunque, «può darsi che alcuni paesi impegnati marginalmente mandino qualche militare in più, ho sentito ad esempio il ministro lettone... Ma noi siamo tra i più impegnati e il nostro impegno è quello definito in Parlamento e approvato a larghissima maggioranza».
Fassino: se ci attaccano useremo le armi «Per far finire la guerra può essere anche necessario utilizzare le armi, soprattutto se come in Afghanistan siamo lì per una decisione del consiglio di sicurezza dell'Onu». Lo afferma il segretario dei Ds Piero Fassino intervenendo a "R retroscena", il nuovo programma condotto da Francesco Verderami in onda domani alle 23.30 su LA7: «Noi - spiega il leader della Quercia - siamo lì sulla base del mandato Onu, insieme a tutti gli altri paesi. Credo che dobbiamo condividere insieme agli altri paesi tutte le scelte, anche quelle rischiose che la nostra presenza lì comporta». «Quando si è su mandato Onu si agisce sempre di fronte ad offensive che si subiscono. Un esercito tradizionale può sparare anche per primo, chi agisce per conto dell'Onu spara invece per secondo, cioè si difende quando è attaccato e quando c'è un'offensiva che lo mette in discussione. Credo che questa regola di ingaggio valga anche in Afghanistan». E conclude: «Noi non stiamo facendo la guerra a nessuno. Ma se qualcuno la fa ai nostri contingenti perchè vuole travolgere la situazione afgana, i nostri contingenti e quelli dell'Onu si difendono».
La Germania invia 6 caccia Tornado Il Bundestag, la Camera bassa del parlamento tedesco, ha approvato oggi a larga maggioranza l' invio in Afghanistan di sei aerei da ricognizione Tornado, da impiegare a sostegno delle truppe Isaf impegnate in particolare nel sud del paese nelle operazioni armate contro i talebani.
I voti a favore della missione sono stati 405, i contrari 157, 11 le astensioni. Gli aerei non potranno partecipare ai combattimenti, anche se le forze politiche di opposizione temono che un loro coinvolgimento nella guerra in atto in Afghanistan sarà difficile da evitare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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