Prodi sorride e alza le spalle: "Perché, è successo qualcosa?"

Prodi sorride e alza le spalle: "Perché, è successo qualcosa?"

Roma - Quando Vincenzo Visco entra nei Giardini del Quirinale per il tradizionale ricevimento del 2 giugno è passata solo qualche ora dalla decisione di rimettere le deleghe sulla Guardia di finanza nel tentativo di disinnescare la bagarre sul caso Unipol-Fiamme gialle. E il viceministro dell’Economia riesce a mascherare al meglio il disappunto, tanto da essere uno dei primi ad andare a stringere la mano a Giorgio Napolitano che fa gli onori di casa, per poi replicare - anche a uso e consumo dei cronisti - con Romano Prodi.
Un’istantanea che in qualche modo fotografa la giornata in cui il governo decide di provare a chiudere quello che è ormai diventato un vero e proprio scontro istituzionale, con il comandante generale della Guardia di finanza Roberto Speciale da una parte e Visco dall’altra. Perché nonostante le incertezze, i dubbi e la decisa opposizione del viceministro dell’Economia a qualsivoglia passo indietro, alla fine la maggioranza ha deciso sì di rimuovere Speciale ma ha pure preteso che Visco rimettesse la delega sulla Gdf. Costringendolo di fatto a un deciso passo indietro che non può non suonare come un’ammissione di colpa.
Nel centrosinistra, però, la parola d’ordine è cautela. Così, non c’è esponente della maggioranza che non lodi la scelta del viceministro. Che, dice Prodi, «ho apprezzato». E tanta è la voglia di gettare acqua sul fuoco che il Professore non perde l’occasione di un paradossale siparietto con i cronisti. «Scampato pericolo?», gli chiedono riferendosi alle mozioni (anche di maggioranza) che dovrebbero andare in discussione al Senato mercoledì prossimo. Risposta laconica, con tanto di sorriso e alzata di spalle: «Perché è successo qualcosa? Mi meraviglio della vostra meraviglia». E anche il diretto interessato sceglie il basso profilo se nella sua lettera a Prodi dice di rimettere la delega perché ritiene «possa essere utile per agevolare una rapida soluzione» della querelle. Sulla quale resta irremovibile, perché tutta la vicenda nasconde «evidenti finalità politiche tese a colpirmi» ma anche «a offuscare lo sforzo della lotta all’evasione fiscale e i risultati che per questa via sono stati ottenuti per il risanamento dei conti pubblici». «Totale stima e fiducia» anche dal ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Che loda la decisione di Visco (da lui «nessun comportamento eticamente censurabile») perché, spiega, «ci sono dei momenti in cui la temperatura deve scendere». Prende atto del «gesto di responsabilità» pure Antonio Di Pietro, uno dei più critici nel governo verso Visco. Non è un caso che il ministro per le Infrastrutture parli di «decisione sofferta» e si affretti ad augurarsi che «l’avvicendamento disposto dal Consiglio dei ministri non sia visto né risulti essere un atto di ritorsione personale» perché «anche il generale Speciale, fino a prova contraria, va creduto». Sibillino, invece, il ministro dell’Università Fabio Mussi. «Mi pare - dice - che abbiamo disinnescato una mina, quella del voto al Senato».
I più decisi a prendere le difese di Visco, però, sono i Ds. Che dopo averlo costretto a rimettere la delega perché andava facendosi sempre più chiaro che al Senato il governo non avrebbe avuto i numeri, fanno quadrato sulla loro «vittima sacrificale». Tanto che il coordinatore della segretaria della Quercia Maurizio Migliavacca loda «l’atto di correttezza e sensibilità» di Visco che «risponde a una motivata scelta di trasparenza» e punta il dito contro il centrodestra che «invece di alzare polveroni farebbe bene a prenderne atto».

Concetto ribadito anche dal capogruppo del Prc alla Camera Gennaro Migliore. Anche se Rifondazione ci tiene a sottolineare che la rinuncia alla delega di Visco «rappresenta una grave perdita per la lotta all’evasione fiscale». Anzi, «una vittoria degli evasori».

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