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Prodi vede Ahmadinejad ma ammette: non ho ottenuto nulla

Il nostro premier, unico occidentale a incontrare il presidente iraniano: «Colloquio cordiale, ma finito senza concreti passi avanti»

Gianni Pennacchi

nostro inviato a New York

Alla fine del colloquio, Prodi esce e ammette: «È stato un colloquio cordiale, ma si è concluso senza passi avanti concreti». È questo il risultato dell’atteso dialogo tra il nostro premier, unico esponente politico occidentale a incontrare il presidente iraniano Ahmadinejad. Ma lei che giudizio dà di questo colloquio, gli è stato chiesto. «Lo ritengo un colloquio positivo e interlocutorio».
La strada del negoziato resta, dunque, stretta e tortuosa ma va percorsa fino in fondo, facendo ogni sforzo possibile per provare ad arrivare a una soluzione politica e negoziale della crisi del nucleare iraniano. È questa la convinzione di Romano Prodi e Massimo D'Alema, che a New York, a margine dei lavori dell’assemblea dell’Onu, hanno avuto incontri bilaterali con i gli iraniani - Prodi con il presidente Ahmadinejad, il capo della Farnesina con il collega Mottaki - e svolto un ruolo di primo piano nei contatti serrati che si svolgono al Palazzo di Vetro alla ricerca di un punto di equilibrio sullo scottante dossier iraniano.
Prodi ha riferito di aver sollecitato il presidente iraniano sulla necessità che il suo Paese proceda con più decisione verso il «negoziato concreto» perché questo è il momento per mettere in atto le intenzioni più volte espresse dallo stesso Ahmadinejad. Sono passi che vanno fatti «rapidamente» ha sottolineato ancora Prodi. «Ahmadinejad ha ribadito che l'Iran è disponibile a negoziare, ma che occorre flessibilità da tutte e due le parti». Particolare «enfasi Teheran l'ha posta sull'aspettativa di vedersi riconosciuto nella regione un ruolo corrispondente al peso e all'influenza dell'Iran». Prodi, da parte sua, ha ricordato che il ruolo che ci si aspetta dall'Iran è quello di favorire la stabilizzazione della regione aggiungendo che le dichiarazioni che mettono in questione il diritto all'esistenza di Israele non vanno in tale direzione.
Infine, il presidente iraniano ha anche rivendicato il diritto a procedere nelle ricerche in campo nucleare. Mentre Prodi «ha insistito sulla necessità di fermare la ricerca almeno sul fronte militare».
Nel suo discorso al palazzo di Vetro, Prodi aveva affrontato vari temi tra cui la questione israelo-palestinese, la missione in Libano, il Darfur e la riforma delle Nazioni Unite, necessaria, ha affermato, «per rendere l’Onu più efficace». Due le direttrici da seguire: restituire la centralità dell’assemblea e rivedere sia il metodo di lavoro sia la composizione del Consiglio di sicurezza.
Per quanto concerne Israele, «non ci potrà essere pace in Medio Oriente finché non sarà risolta la questione palestinese». Soddisfazione per gli sviluppi in Libano, dove vi era «una situazione che solo due mesi orsono rischiava di sfuggire di mano». E per il Darfur, ha detto, «la situazione è gravissima. Non possiamo restare a guardare».


Nel corso della giornata il premier italiano aveva visto anche il presidente palestinese Abu Mazen e il segretario generale delle Nazioni unite Kofi Annan.

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