da Roma
Mentre il ministro Chiti comunica in via informale che «le consultazioni sulla riforma elettorale inizieranno lunedì» e Palazzo Chigi precisa che «cominceranno da martedì», Roberto Calderoli apre al Senato il «tavolo della partecipazione» (presenti Forza Italia, Udeur, Idv, verdi, Dc, Alternativa sociale e Gruppo per le Autonomie) con lobiettivo di proporre una riforma che possa essere approvata entro lanno e quindi disinnescare il referendum. Uniniziativa, spiega il padre del tanto deprecato porcellum, che ha il placet del presidente del Senato Franco Marini e alla quale «partecipa con entusiasmo» anche il presidente degli Affari costituzionali Enzo Bianco. Al punto che sarà proprio lesponente dellUlivo ad avviare in Commissione un giro di consultazioni.
Senatore Calderoli, ma non cè il rischio di fare un po di confusione tra governo e Parlamento visto che entrambi si stanno occupando della riforma?
«Confusione ce nè già tanta, visto che il ministro Chiti è stato delegittimato dopo otto mesi di lavoro e Prodi ha deciso di avocare a sé la questione. E sul fatto che sia stata una scelta inopportuna hanno concordato tutti i presenti al tavolo, anche la maggioranza. Si tratta di una materia squisitamente parlamentare e la decisione di Prodi è quantomeno curiosa. A voler pensare male cè da credere che Palazzo Chigi voglia avere un atteggiamento dilatorio in attesa che arrivi il referendum».
Per questo ha deciso di lanciare uniniziativa parlamentare?
«Abbiamo dato una scossa, daltra parte il compito delle Camere è quello di legiferare».
Ne ha già discusso con Marini e Bertinotti?
«Li ho sentiti tutti e due. Il presidente Marini mi è parso entusiasta, così come il presidente della commissione Affari costituzionali Bianco. Tra laltro, Marini e Bertinotti si incontreranno lunedì per distribuirsi i ruoli: il Senato si occuperà della legge elettorale, mentre la Camera delle riforme in senso lato. Ora cè solo da sperare che le consultazioni di Prodi non complichino le cose, anche se - visto lo scetticismo delle stesse forze della maggioranza - lo temo».
In parallelo alle consultazioni di Prodi, dunque, ci saranno quelle di Bianco?
«Certo, direttamente in Commissione così finalmente i vari interlocutori dovranno ufficializzare delle posizioni lasciando da parte gli equivoci e le indeterminatezze degli incontri in camera caritatis. E poi mi pare che il governo sia ancora molto indietro. Prima ci chiama Chiti e ci dice che ci incontrerà lunedì, passano due ore e una nota di Palazzo Chigi dice che martedì il premier vedrà la Lega. Insomma, uno dice una cosa e laltro ne dice unaltra. Mi pare tutto un po fumoso. Invece, con le audizioni in Commissione ognuno dovrà mettere le sue carte in tavola».
Si è parlato molto in questi giorni di una doppia linea tra lei e Maroni. Avete ricomposto le divergenze?
«Alla fine sono linee assolutamente parallele, al punto che la Camera si occuperà delle riforme in senso lato e il Senato della legge elettorale. Quello che mi preme, intanto, è portare a casa le modifiche alla legge elettorale, in modo da stoppare il referendum e creare le condizioni per cui si possa andare a votare nel caso ci sia unaltra crisi di governo. Perché sul punto Napolitano è stato chiaro: prima di sciogliere le Camere è necessario modificare lattuale sistema elettorale. Poi, se arrivano le riforme, dal federalismo fiscale al Senato federale, tanto di guadagnato.
Un percorso difficile...
«Mai dire mai. Il governo Prodi non avrà il mio appoggio, ma se mi chiedono di votare una legge sul federalismo fiscale certo non mi tirerò indietro».
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