Sè sgretolato, parecchi anni or sono, il comunismo reale. Ne è fuori la Cina, dove furoreggia un affarismo autoritario e non di rado persecutorio. Ne è fuori quasi totalmente il Terzo Mondo, affascinato a lungo dalle sirene dun marxismo in salsa africana. Rimane Cuba, legata alla sopravvivenza fisica di Fidel Castro, e oggetto di amorevoli cure dei politologi: angosciati dalla prospettiva di non poter più controllare in concreto, a breve scadenza, le caratteristiche essenziali, e infallibilmente manicomiali, dun regime comunista. Ma perfino nella stampa plumbea dellAvana si nota qualche afflato dindipendenza.
Dopo lo sfascio del comunismo reale - la dizione ufficiale era anzi quella di socialismo reale - sta cadendo in pezzi anche il comunismo ideale. Con leccezione forse di Oliviero Diliberto che non riesce a liberarsi dai miti - nemmeno da quello dessere un genio - e nonostante la superstite presenza di due partiti che hanno il comunismo nelletichetta, in Italia la frana è visibile e palpabile. La «cosa rossa», rassemblement delle chiacchiere, affaccia il proposito di rinunciare al simbolo di falce e martello. Forse si è capito, perfino nelle stanze davorio dove i rivoluzionari al caviale elaborano i loro progetti, che i contadini sono una esigua minoranza in un Paese moderno, e che gli operai non sono più una classe maggioritaria. Inutile allora evocare un proletariato estinto e slanci di masse imborghesite, meglio arrendersi a battaglie più consone allo stile dei combattenti: non per la conquista del Palazzo dinverno ma per la poltrona in ogni stagione. Dinverno con settimana bianca incorporata.
Riteniamo che anche la crisi del Manifesto possa essere iscritta in questa atmosfera di smobilitazione del comunismo, un tutti a casa serpeggiante, e non abbastanza mascherato dai proclami del «tutti allattacco». Il Manifesto ha avuto più momenti di difficoltà economica. Il suo male attuale è tuttavia più profondo, investe lessenza ideologica dun giornale che si era coraggiosamente opposto al conformismo filosovietico del Pci - e dunque dellUnità - ma che teneva alta la bandiera dun futuro in cui il vero comunismo, non quello adulterato e dispotico dellUrss, trionfasse portando ai popoli godimenti mai prima assaporati.
In questa fede, o se preferite in questa utopia, il Manifesto si è crogiolato. Adesso il padre nobile Valentino Parlato riconosce che la crisi non è solo di soldi, è anche politica: e allora insieme ad appelli per un sostegno finanziario - ci auguriamo di cuore che il Manifesto superi queste difficoltà, ogni voce giornalistica è preziosa - vi sono anche annunci «di un prodotto editoriale diverso nella forma e nel linguaggio».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.