La produzione industriale sorprende gli economisti, mettendo a segno a dicembre un inatteso rialzo, trainato dallexport. Secondo i dati diffusi dallIstat, infatti, nella media dellintero 2011 la produzione italiana è rimasta stabile rispetto allanno precedente - quando si era registrata una crescita del 6,4% - ma nel mese di dicembre ha messo a segno un rialzo dell1,4% rispetto a novembre, chiuso con una crescita dello 0,3%. Un dato che non solo ha smentito le attese di una contrazione dello 0,5% su base mensile, ma ha anche superato quello di altri Paesi europei, compresa la Germania, che a dicembre ha subìto una contrazione della produzione del 2,9%, come la Francia (-1,4%) e la Spagna (-6,9%). Solo l`Inghilterra ha fatto meglio con un +0,5%.
Un rialzo che gli economisti spiegano con il traino della domanda estera, che ha dimostrato capacità di resistere agli urti della crisi: ma non basta a cancellare le ombre che graveranno sulleconomia italiana nei prossimi mesi, quando si avvertiranno i primi effetti del pacchetto fiscale varato dal governo Monti. Confindustria, infatti, stima in gennaio una riduzione della produzione industriale dell1,8% sul mese precedente.
Tornando ai dati Istat, il rialzo di dicembre è trainato dai beni strumentali, in crescita su base annua del 3,2%, mentre tutti gli altri raggruppamenti risultano in calo: del 10,3% lenergia, del 3,6% i beni intermedi e dello 0,8% i beni di consumo. Rispetto a dicembre 2010, i settori dellindustria che presentano una crescita più accentuata sono lattività estrattiva (+11,8%) e la fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+10,1%). Mentre tra i settori in calo, a registrare le diminuzioni tendenziali più ampie sono la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (-12,9%) e le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,9%).
«Anche se in un contesto di recessione di tutta Europa, il nostro sistema produttivo dà segnali di vitalità», commenta Luigi Sbarra, segretario confederale della Cisl. Mentre per Vincenzo Scudiere, segretario confederale della Cgil, i dati Istat rappresentano «un campanello dallarme».
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