Prof di chimica testava la droga in aula

Arrestati anche altri sei componenti della banda, due ancora i latitanti

da Milano
Quando ieri i carabinieri sono andati a prenderlo, è sbiancato in volto. Ha guardato la moglie e la figlia, anche loro rimaste senza parole, poi ha letto il provvedimento del magistrato che gli imponeva la detenzione domiciliare. Evitandogli l’onta di San Vittore, in virtù della sua fedina penale limpida, almeno finora. Anche se l’accusa è pesantissima: essere il chimico di una gang di spacciatori di cocaina. Un’operazione che l’indagato svolgeva all’interno del laboratorio della scuola media superiore dove insegnava. I carabinieri non hanno voluto aggiungere altro: né nome dell’indagato, né tanto meno della scuola.
L’arresto è arrivato al termine di un’operazione durata due anni e mezzo, svolta dai carabinieri del nucleo operativo del comando provinciale di Milano. Un’indagine iniziata quando all’inizio del 2003, la narcotici olandese mette le mani su una coppia di corrieri dell’ex Jugoslavia, sorpresa in un’auto con doppiofondo. Vuoto in quel momento, ma che era servito sicuramente, come hanno poi dimostrato le analisi, a trasportare ingenti quantitativi di cocaina. Gli inquirenti accertano che la droga viene prodotta nei Balcani, poi trasferita in Olanda, insieme alla Spagna una delle principali centrali di smistamento, e da lì dirottata in tutta Europa.
Ulteriori accertamenti consentono di risalire ai fornitori della coppia di corrieri e da qui agli altri acquirenti sparsi per l’Europa. Tra questi anche un gruppo di milanesi accreditati come destinatari di una cinquantina di chili di cocaina all’anno, con un giro d’affari nell’ordine dei milioni di euro. La polizia dei Paesi Bassi gira dunque le informazioni ai carabinieri che iniziano a tenere sotto controllo i trafficanti milanesi, riuscendo a risalire all’organigramma della banda: un cittadino dell’ex Jugoslavia e sette italiani. Gente furba che riusciva a smerciare senza dare nell’occhio grosse partite grazie a un affidabile rete di pusher e consumatori. Quasi tutti personaggi della «Milano bene», affermati professionisti e piccoli imprenditori, a cui la sostanza veniva portata direttamente a casa.
E fin qui tutto «già visto»: è noto che la maggior parte della droga arrivi dall’Olanda e sia destinata a consumatori «medio-alti». La novità è la presenza di questo singolare personaggio: 50 anni, laureato in chimica, insegnante in un istituto superiore milanese, sposato con una figlia sui vent’anni, l’unico incensurato della banda. A lui l’organizzazione ha riservato un ruolo importante: il controllo della qualità della «roba», da cui far dipendere poi il prezzo. Un’attività per la quale è necessario oltre alla competenza specifica, anche un minimo di attrezzatura. Vale a dire alambicchi, provette e quant’altro del laboratorio della scuola, durante le ore libere dall’insegnamento. E per fortuna che, come hanno più volte assicurato i carabinieri, il coinvolgimento dell’istituto scolastico si ferma qui: l’uomo non ha mai tentato di spacciare nei corridoi e nessun altro insegnante, o peggio studente, è implicato nell’indagine. Anche se i militari hanno comunque accertato come il professore fosse anche consumatore, se pur occasionale.
Chiuse le indagini i militari ieri mattina all’alba sono passati all’azione facendo scattare le manette: due trafficanti, un italiano e il cittadino dell’ex Jugoslavia, sono per il momento irreperibili, due erano già in carcere, arrestati «casualmente» dai carabinieri durante uno dei trasporti mensili di cocaina, per altri tre, pregiudicati, si sono aperte le porte del carcere.

Per il «prof» incensurato invece, svegliato ieri alle 6 del mattino, la misura più «morbida» misura dei domiciliari. Morbida fino a un certo punto, visto che dovrà passare le prossime ore a spiegare la sua doppia vita a moglie e figlia.

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