La prof sospetta era negli Usa E i docenti sfilano in Procura

Piccolo colpo di scena nell'inchiesta per il ritrovamento del feto in un freezer della Bicocca: la dottoressa citata nel foglio di carta trovato presso il reperto, non ha mai lavorato all'università. Forse avrà avuto contatti con i ricercatori, ma mai un contratto di collaborazione con l'Ateneo. Nel frattempo continuano le indagini per venire a capo del giallo: ieri questore e pubblico ministro hanno chiesto al rettore Marcello Fontanisi di ritardare i lavori della commissione interna, mentre oggi verrà sentito in Procura il professor Angelo Vescovi, nella cui disponibilità era il congelatore ad azoto liquido.
Resta dunque lontano dalla soluzione il giallo di quel macabro ritrovamento, avvenuto venerdì scorso al dipartimento di bioscienze e biotecnologie. Un ricercatore e un laureando avevano risposto del materiale nel frigo scoprendo una scatola di polistirolo con dentro un sacchetto contente «qualcosa» di particolare. Lunedì ne hanno parlato con la responsabile Marina Lotti, è stata fatta una più attenta verifica scoprendo che si trattava di un feto di 4/5 mesi. Alcuni agenti prendevano in consegna il reperto, scoprendo dentro la scatola un foglio A4 con su scritto «all'attenzione della dottoressa Paola Leone», diventata subito indiziata numero uno. Salvo poi scoprire che si tratta di una ricercatrice da anni negli Stati Uniti, con normali rapporti con i ricercatori della Bicocca ma non di collaborazione con l'Università.
Chiusa di fatto questa pista, si riparte dagli unici dati certi a disposizione: il feto dovrebbe essere il risultato di un aborto terapeutico. Lo indicherebbero alcuni segni trovati sul corpicino. Ma difficilmente si potrà andare oltre. L'autopsia, che verrà eseguita tra oggi e domani, non sarà in grado di accertare quando è avvenuto l'aborto e da quanto tempo il feto si trovava nel freezer. Nel congelatore, la temperatura a meno 80 gradi «brucia» le cellule e rende impossibile ogni accertamento.
Nel frattempo ieri il questore Luigi Savina e il pm Alberto Nobili hanno incontrato il rettore Fontanisi. Gli investigatori hanno chiesto all'Ateneo di rimandare i lavori della commissione interna per evitare che possa interferire con l'inchiesta. E sempre nell'ambito delle indagini, oggi verrà sentito in procura Vescovi, responsabile del gruppo di ricerca che aveva disponibilità di quel congelatore. Il professore d'acchito aveva parlato di «sabotaggio», perché quel feto apparso dal nulla avrebbe gettato discredito sull'Università in generale e sul suo lavoro in particolare. Ricordando come in passato due volte i suoi freezer erano stati manomessi al San Raffaele e alla Bicocca, distruggendo il materiale contenuto. Nelle ore successive Vescovi ha sfumato queste dichiarazioni, limitandosi a confermare che le ricerche del suo gruppo non prevedono l'utilizzo di feti.
Resta dunque da capire come sia finito in quel luogo.

Tra gli investigatori c'è la sensazione che dietro non ci sia nessun reato, aborti clandestini o qualcosa del genere, ma al più qualche infrazione al codice etico che regola l'uso e la conservazione dei reperti umani. Nel qual caso, ha già annunciato Fontanisi, se il responsabile dovesse rivelarsi un docente, un ricercatore o un dottorando, verrebbe immediatamente cacciato dall'Università.

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