Le promesse di Veltroni ai prof che sono già andati in pensione

Le promesse di Veltroni ai prof che sono già andati in pensione

Il «caro defunto» non basta. Per Veltroni si può fare meglio. Le lettere per chiedere i voti dei morti sono solo una parte del suo repertorio. Il candidato che vuole essere il «nuovo» ha come minimo un’idea un po’ «vecchia» dell’Italia che pretenderebbe di governare. Tanto che dopo aver scritto e augurato «ogni bene» a pensionati morti da oltre sei anni, si rivolge anche ad altre categorie. Dimostra di scrivere a ognuno secondo le proprie necessità. E così prende carta e computer e spedisce lettere anche agli insegnanti.
«Caro Prospero», si rivolge al signor Schiaffino da Camogli. Mica lo chiama professore, un titolo che pure gli è dovuto, lo tratta da vecchio amico e quindi gli rivolge un «lei» confidenziale, senza troppi formalismi. Però sa che è un insegnante. E infatti cerca di convincerlo di quanto è bello il programma del Pd per la scuola, o meglio, per i veri pilastri della scuola, che sono gli insegnanti.
In attesa di sapere se ha scritto anche agli studenti (nel frattempo arrivati alle soglie della pensione) sputando battutacce sui prof, Veltroni intanto incassa il secco rifiuto del professor Schiaffino, che si gode il meritato riposo nel buen retiro di Camogli. «Sono schifato da questa lettera - si infuria il signor Prospero -. Anzi, lo scriva, mi ha fatto proprio inca... Ma prima di fare queste cose, perché non si informa? Io sono in pensione dal 1999». Cioè quando mister «nuovo» era ancora il ramo destro (o sinistro?) dell’Ulivo di Prodi e aspirante leader dei Ds, in fase di preparazione per lo sprint a sindaco di Roma.
«Ma ha scritto un mucchio di cretinate, voglio dirlo, voglio sottoscriverlo - protesta al telefono Schiaffino - Dice che vuole valorizzare l’effettiva autonomia e la carriera degli insegnanti. Ma ci prende in giro, se non sa neppure a chi scrive».
Prospero Schiaffino in cattedra c’è stato davvero, insegnava discipline giuridiche ed economiche all’istituto tecnico e professionale. «Ed è per questo che sono ancora più indignato, anzi inc...», insiste il prof in pensione.
Che legge ad alta voce il passaggio della lettera che più lo scandalizza: «Voglio fare delle scuole progressivamente gli edifici più belli e accoglienti del quartiere e del paese». Progetti senza senso, per Schiaffino. Parole a caso. Soprattutto per la prova di affidabilità appena fornita da chi le scrive.
Ovviamente la lettera ha sempre la stessa precisazione di quella arrivata ai pensionati defunti o ai commercianti che hanno già chiuso l’attività. In piccolo piccolo, c’è scritto di lato che l’indirizzo era in un archivio della Postel, preso dall’elenco del telefono o altri archivi comunque pubblici.


Ma chissà come poteva fare Veltroni a sapere che il signor Schiaffino era un insegnante? Era scritto sull’elenco del telefono? O su qualche altro archivio un po’ meno pubblico? Che importa, per il Pd tutto si può fare. Gli unici tranquilli intanto sono i trentenni. Negli elenchi di Veltroni figurano ancora all’asilo, il loro voto non interessa.

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