«Pronti per la Borsa nel 2006»

L’azienda italiana al centro di un grande gruppo di tlc che farà nuove acquisizioni nel Mediterraneo

«Pronti per la Borsa nel 2006»

Maddalena Camera

da Milano

Quattro miliardi di euro di investimenti in cinque anni, nessuno scorporo tra telefonia fissa e mobile e quotazione entro la metà del 2006. Lo spiega Naguib Sawiris , l'uomo d’affari egiziano che il 26 maggio scorso ha acquistato da Enel per 12,5 miliardi di euro Wind, ossia il terzo gruppo italiano di telefonia fissa e mobile. Al suo fianco, smentendo i pronostici della vigilia, Tommaso Pompei amministratore delegato della società fin dagli esordi nel 1997.
E anche se Sawiris rinnova carica e fiducia probabilmente Pompei vorrebbe essere già lontano dal suo piccolo (di statura) ma ingombrante nuovo padrone. «In una società nessuno è indispensabile le aziende sono più importanti delle persone» - dice Pompei. E Sawiris non starà a guardare. Oltre alla gestione si occuperà personalmente anche di trovare una nuova sede romana: quella attuale è periferica e poco accogliente. Il finanziere inoltre conosce il business delle tlc. È ingegnere e si occupa di telefonia mobile dal 1998 anno di nascita dell sua Orascom attiva in diversi paesi del Medio oriente e Africa. Oggi Orascom, che fattura circa la metà di Wind, ossia meno di 2 miliardi di euro contro i cinque della controllata italiana, ha 21 milioni di abbonati. Il problema è l'Arpu, ossia il ricavo medio per cliente, intorno ai 15 dollari almeno per quanto riguarda l'Egitto uno dei suoi mercati principali. Che vuole dire 11 euro a utente ossia la metà rispetto a Wind che è comunque il gestore con il ricavo medio per cliente più basso sul mercato italiano. Forse è per questo che uno dei requisiti che più entusiasma il nuovo patron è la voglia degli italiani di usare il cellulare. Inoltre ha intenzione di puntare molto anche sulla telefonia fissa facendo diventare Wind il centro di un grande gruppo di tlc che si allargherà con acquisizioni in Grecia, Turchia, Francia e Spagna.
Ora la parola passa ai numeri. «Non ci sono problemi, neppure sul fronte del debito» - dice il direttore finanziario Luigi Gubitosi, manager dai nervi saldi dato che prima di passare a Wind (è stato il primo «acquisto» di Sawiris) occupava la stessa posizione in Fiat. «Sulle obbligazioni c’è un equivoco: da piazzare non ce ne sono - continua - sono le banche che hanno erogato il prestito che lo stanno ripiazzando presso altri istituti di credito. I conti sono buoni e il cash flow è positivo». Le banche (Deutsche Bank, San Paolo Imi e Abn Amro) sono comunque state ben pagate per il lavoro con oltre 300 milioni di euro di commissioni.
Sul fronte dei conti Sawiris si sbilancia: «I primi sei mesi sono andati bene. Stiamo mettendo in atto una strategia sui contratti di fornitura: abbiamo già risparmiato 75 milioni di euro».
Non c'è invece traccia del piano industriale: «Si conoscerà nei prossimi mesi»- taglia corto Pompei appena tornato dalle vacanze.

Come del resto quasi tutta la prima linea di manager, abbastanza preoccupati perché ancora non hanno capito le intenzioni del loro nuovo, ricchissimo (90° nella classifica di Forbes) padrone che dichiara grande ammirazione per Silvio Berlusconi.

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