Politica

Proporzionale, sì di Berlusconi: «Se c’è intesa andiamo avanti»

Il premier a New York: «Questo è il momento giusto per fare la riforma della legge elettorale. Lasciamo lavorare i tecnici ma occorre garantire la governabilità del Paese»

Gianni Pennacchi

nostro inviato a New York

La vittoria di Koizumi in Giappone dimostra che «essere miei amici porta bene», ora in Germania ci sarà «un cambiamento» ed «io e la Merkel siamo della stessa famiglia», dunque perché dubitate proprio voi, riottosi alleati della Cdl? È un’iniezione di ottimismo, in dose da cavallo, quella che Silvio Berlusconi appena sbarcato a New York spedisce in patria. Se la «faccenda» della leadership può considerarsi finalmente chiusa? «La faccenda non si è mai aperta», risponde dopo aver cercato a lungo di glissare, forse per non esacerbare gli animi postdemocristiani. Sono in corso le trattative nella maggioranza per approdare alla riforma della legge elettorale, «abbiamo i tecnici, lasciamoli fare» dice: se l’accordo sarà raggiunto, la nuova legge potrà essere operante già per le prossime elezioni politiche. E per amor di patria, che nessuno parli di «truffa» o torni a ripetere che la legge elettorale si cambia all’inizio della legislatura, «semmai è questo il momento per farlo». Che l’opposizione non alzi barricate né bandisca crociate, ad un ritorno al proporzionale Margherita e Rifondazione «possono trovare certamente un’interesse anche loro».
In Italia sono le 5 e mezza del mattino di ieri, qui è ancora martedì e Berlusconi ha cenato al Cirque, ristorante famoso per la cucina toscana, dove contava di incontrare Giuliani che invece è stato trattenuto da altri impegni. «Non che avessimo un appuntamento vero e proprio», giustifica il pur «caro amico». Il premier è appena tornato in albergo, tra otto ore lo aspetta una giornata intensa e pesante nel vicino palazzo della Nazioni Unite. È allegro, la notizia della vittoria del Milan l’ha appresa in volo. I giornalisti lo circondano e lo pressano, lui è pronto a parlare di tutto, senza sottrarsi alle domande. E quando infine dà la buonanotte chiudendo l’esternazione, sbotta divertito: «Ma ragazzi, perché vi affannate a quest’ora? Quando le pubblicate, le cose che vi ho detto? Voi siete più che stakanovisti, siete dei drogati».
Par che sia proprio la riforma della legge elettorale la via d’uscita per ricomporre unità e pace nella maggioranza di governo, dunque il leader della Cdl mostra al riguardo un grande e forse affettato distacco sugli aspetti concreti, ma altrettanto grande disponibilità. Quasi pensasse che «se son rose fioriranno», solo a quel punto però, gli alleati potranno contare sulla sua determinazione e sul suo impegno. Da Roma rimbalzano segnali d’accordo sulla bozza di proposta. Berlusconi che cosa ne pensa? «Non la conosco, non me ne sono occupato», ha risposto subito precisando: «Ho lasciato che si applicassero, vediamo un po’... È l’Udc che porta avanti la sua proposta, e la presenterà in Parlamento». Ma è almeno soddisfatto per l’accordo raggiunto sulla bozza di nuovo meccanismo elettorale? «Veramente, non la conosco», ha ribadito. Poi: «Ho dato mandato, e se c’è una soluzione che convince tutti, benissimo. Abbiamo i tecnici, lasciamo fare».
Insomma, per ora Berlusconi «lascia fare», in definitiva l’iniziativa è dell’Udc. Non mette bocca sulla quantità di proporzionale da aggiungere e sui marchingegni tecnici, però pone due paletti di principio: «La legge elettorale è un mezzo, uno strumento, che deve rispettare due cose: deve dare una rappresentazione veritiera della volontà degli elettori, e deve garantire la governabilità necessaria per una vera stabilità». Gli è stato ricordato che Romano Prodi già tuona dicendo che «non si cambiano le regole alla vigilia della partita». E lui, sicuro: «Cambiare la legge elettorale all’inizio della legislatura? No, questo è semmai il momento per farlo». Anche Pierferdinando Casini del resto, va ripetendo che «in tutta Europa la legge elettorale si cambia sul finire della legislatura». Ma c’è il tempo, visti gli impegni che attendono il nostro Parlamento? «Penso di sì», ha risposto Berlusconi, «si può lavorare di notte, di sabato e di domenica. Dipende se nella maggioranza c’è un accordo». Dunque il punto è questo, una volta raggiunto si supera anche lo scoglio dell’opposizione, «credo che almeno due partiti dell’opposizione possano essere d’accordo». Margherita e Rifondazione? «Sì, certamente possono trovare un interesse anche loro».
Avanti dunque. «Avete visto che bella vittoria ha colto Koizumi in Giappone? Vedete, che essere miei amici porta bene»; dunque sì, il 25 ottobre Berlusconi sarà a Tokio, festeggerà l’amico vincitore. Come pensa che andrà in Germania? «Penso che ci sia un cambiamento», ha risposto aggiungendo: «Io sono amico di Schröder e lo apprezzo, però...

Io e la Merkel siamo della stessa famiglia, i popolari: quindi non posso che tifare per lei».

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