Ora che la Casa delle Libertà ha deciso di scendere seriamente in guerra contro Prodi, deve darsi al più presto una strategia e scegliere al più presto il prossimo campo di battaglia. Tra i disegni di legge che approderanno in Senato prima dellestate, il più adatto sembra quello sullimmigrazione, che dovrebbe sostituire la Bossi-Fini. La differenza è che mentre sul decreto per il rifinanziamento della missione in Afghanistan bisognava puntare su eventuali defezioni a sinistra, nel caso del ddl messo a punto dal ministro dellInterno Amato con la decisiva collaborazione del rifondarolo Paolo Ferrero, ci sono serie probabilità di qualche maldipancia nellala destra dello schieramento prodiano. Alcuni punti della legge, come la reintroduzione dello sponsor che in pratica aprirà le porte dellItalia a chiunque, la graduale abolizione dei cosiddetti Centri di permanenza temporanea o la concessione del voto amministrativo agli stranieri regolari vanno contro i voleri della maggioranza degli italiani, sempre più preoccupati delle conseguenze di una immigrazione che, nellultimo anno, ha assunto ritmi addirittura frenetici. Inoltre un disegno di legge «liberalizzatore» contrasta con gli orientamenti prevalenti in unUnione europea, in cui il probabile prossimo presidente francese Nicolas Sarkozy ha addirittura annunciato la istituzione di un «ministero dellImmigrazione e dellidentità nazionale» e perfino licona della sinistra Zapatero ha proceduto a una stretta.
Dietro la spinta della maggioranza ad aprire le porte agli extracomunitari ci sono varie motivazioni non tutte confessabili: oltre alla necessità di soddisfare certe esigenze del mercato del lavoro, alla volontà di tendere una mano ai «disperati» del Terzo mondo e alla speranza di facilitare linserimento degli stranieri con varie agevolazioni, cè soprattutto il disegno di crearsi per il futuro un serbatoio di voti che, in una Italia spaccata in due, potrebbero risultare addirittura decisivi. Come Ségolène Royal in Francia conterà sul voto delle banlieu per mettere in difficoltà Sarkozy, così la sinistra italiana spera che gli immigrati, che con la nuova legge in preparazione potranno acquistare la cittadinanza dopo soli cinque anni di permanenza, diventino la sua guardia pretoriana nelle elezioni del prossimo decennio. È peraltro dubbio che la maggioranza degli italiani, anche di centrosinistra, condivida questo progetto. I problemi creati da una immigrazione troppo disordinata e tumultuosa sono sotto gli occhi di tutti: il fatto che a Milano il 70% degli arrestati siano stranieri è solo uno dei tanti sintomi di come un flusso eccessivo di extracomunitari contribuisca alla insicurezza delle nostre metropoli. Ma non solo lordine pubblico, anche il sistema scolastico, ledilizia popolare, i servizi sanitari scricchiolano sotto il peso di una domanda per cui non erano attrezzati: una domanda destinata ad aumentare a dismisura, a evidente scapito degli italiani più deboli, a mano a mano che la dissennata politica dei ricongiungimenti familiari produrrà linevitabile, e in larga misura incontrollabile, effetto moltiplicatore.
Se il centrodestra deciderà di tentare la mitica «spallata» su questo terreno, dovrà prepararsi bene. Dovrà cioè, senza scadere né nel razzismo né nella xenofobia, spiegare bene agli italiani che cosa li aspetta se passerà la Amato-Ferrero, e come sarà lItalia tra cinque, dieci o ventanni se, invece di costruire una diga contro la marea, si apriranno deliberatamente gli argini. Nei giorni scorsi Il Giornale ha ripreso con rilievo un servizio di Der Spiegel, giornale notoriamente «progressista», sulla rapida islamizzazione della Germania. Per conto nostro, aggiungeremo che, da un recentissimo sondaggio della Herald Tribune sul futuro della Ue, risulta che ormai un quarto dei cittadini europei sono persuasi che tra cinquantanni lEuropa sarà a maggioranza musulmana. In base alle proiezioni matematiche, hanno ragione.
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