«Prostituirsi per la carriera? Si può» Ma è un’offesa non solo per le donne

La tesi di Stracquadanio è: per fare carriera ognuno deve usare quello che ha, intelligenza o bellezza che sia... Del proprio corpo si deve disporre come meglio si crede... Se un parlamentare ammettesse di essersi venduto per far carriera, non dovrebbe lasciare la poltrona... È sbagliato pensare che chi è dotato di un bel corpo sia necessariamente un cretino. Qualunque attività, espone comunque a una verifica...
L’ipotesi di discussione (...)
(...) potrebbe anche non esserci, perché queste argomentazioni, per quanto provenienti da un onorevole, sono così povere e maldestre da non meritare replica.
Tuttavia, proprio l’insulsaggine degli assunti, e la loro generica portata, provocano e inducono a ribattere. Quasi per gioco.
Ma, in ogni disputa, perché ci sia un senso concreto, è necessario essere d’accordo, tra i contendenti, almeno su un principio. Potremmo essere tutti d’accordo, per esempio, sull’affermazione che un bello non è necessariamente cretino. Quindi, dovrebbe valere anche l’affermazione reciproca, cioè che un cretino non è necessariamente bello. E anche che non tutti i brutti sono intelligenti.
Non conosco le fattezze di Stracquadanio, ma mi piacerebbe sapere se si auto-colloca tra i belli o tra i brutti. Infatti: nella prima ipotesi, potremmo credere che non necessariamente sia un cretino; ma nella seconda, potremmo persino concludere che, invece, potrebbe essere un cretino. In tutti e due i casi, però, varrebbe il contrario. Il che ci fa desumere che l’affermazione di Stracquadanio è del tutto inutile; non amplia la nostra conoscenza sulle ulteriori qualità dei belli e dei cretini; non serve a dimostrare alcunché; non può porsi come principio idoneo a supportare una qualsiasi tesi, tantomeno quella che tutti i belli possano fare carriera disponendo liberamente del proprio corpo senza dover lasciare la poltrona quand’anche si fossero prostituiti.
Vediamo allora se è possibile trovare una minima intesa con l’altra tesi di Stracquadanio. Cioè che per far carriera uno deve usare quello che ha. Bellezza o intelligenza che sia.
L’onorevole non parla di competenza, esperienza, fatiche, studi laboriosi, oppure di raccomandazioni o di colpi di fortuna. Sembra che, secondo lui, la carriera sia uno spazio concesso o ai belli o agli intelligenti. Ancora, non so se lui sia bello e, dunque, visto che ha fatto carriera, potrei dedurre o che sia intelligente o che sia bello. Ma, secondo la sua precedente affermazione, se lui non si ritiene bello, potrebbe anche essere un cretino. Dunque, probabilmente, è intelligente e bello. Ha fatto carriera con tutto quello che aveva, ma riesce a smentirsi nelle sue molteplici affermazioni, tanto da contraddirsi.
Finora, infatti, non abbiamo ricavato alcun convincimento dalle leggi che regolano lo Stracquadanio-pensiero. È vero che ci manca un elemento fondamentale per verificare la tesi, e cioè il sapere se lui è bello o brutto, ma in ogni caso non avremo mai neppure la certezza se possa mai essere un cretino o un intelligente. Sempre stando (in assenza di una fotografia) ai suoi assiomi.
Continuando a ripercorrere i quali, ci troviamo di fronte a «del proprio corpo si deve fare ciò che si crede» e «un parlamentare che avesse venduto il proprio corpo non dovrebbe lasciare la poltrona».
Beh, qui è davvero difficile capire quali siano le argomentazioni a monte della conclusione finale dell’onorevole. Del proprio corpo si deve fare ciò che si crede? Anche vendendone dei pezzi? Anche organizzandoci sopra una riffa? Anche portandolo in giro nudo? Anche dipingendolo d’oro e presentandosi così in Parlamento? Se un’affermazione non regge l’ipotesi paradossale che da essa si può trarre, è un’affermazione priva di senso reale verificabile.
Poi c’è da dire che un parlamentare che fa carriera, dovrebbe farla in forza dei voti ricevuti. Dunque, a chi il parlamentare dovrebbe vendere il proprio corpo? A tutti, poniamo, i 15.000 elettori o a tutti i dirigenti di partito? E se uno è capace solo di vendere il proprio corpo, cosa ci sta a fare su una poltrona, che potrebbe rivelarsi più faticosa?
Però, sui prostituti, la memoria non mi aiuta. Ce ne sono in Parlamento? Forse era l’occasione buona perché l’onorevole, dispensatore di regole generose, ci parlasse un po’ concretamente di loro. Magari anche enumerandoli. Suppongo, infatti, che Stracquadanio sia, almeno, politicamente corretto e nel parlare non volesse fare una distinzione di genere, escludendo i maschi dalle sue icastiche e indimenticabili osservazioni. Perché, se voleva difendere solo le donne, l’ha fatto malamente, con argomentazioni tanto banali, quanto offensive per la loro pochezza. E umilianti.

Generalizzare, sia nell’offesa, sia nella difesa, vuol dire essere inconcludenti nella sostanza.
Spero davvero che Stracquadanio sia bello; così da poter affermare che - a parità di intelligenze - chi è bello, «stra-quadagna».

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