Prostituzione, ultimo tabù

Prostituzione, ultimo tabù

E con la prostituzione come ci comporteremo?
La prima risposta che viene spontanea è: abbiamo già abbastanza problemi a cui pensare, non complichiamoci ulteriormente la vita. Risposta saggia ma parziale, e il motivo è il seguente.
Da alcune settimane sui quotidiani europei, inglesi e spagnoli soprattutto, ma anche su quelli francesi e tedeschi, si sta sviluppando un interessante dibattito sulla prostituzione. I comportamenti sociali stanno sensibilmente modificando la nostra più immediata cognizione della morale. Sappiamo che i suoi principi si modificano sulla base delle trasformazioni dei costumi: quando un atteggiamento inizialmente sconcertante finisce, con il trascorrere del tempo, per essere accettato dal sentimento popolare, lo sconcerto svanisce nel nulla e ciò che prima appariva moralmente riprovevole diviene moralmente corretto.
Per esempio, l’omosessualità. Se evitiamo di fare gli ipocriti o i finti tonti, è facile ammettere che due uomini che camminano per mano o si baciano per strada fino a qualche anno fa erano giudicati - senza mezzi termini - male, moralmente riprovevoli. Oggi se ci permettiamo di criticare pubblicamente quei comportamenti, siamo noi ad essere giudicati negativamente, moralmente scorretti.
Niente di nuovo, è la morale che segue lo sviluppo delle libertà individuali. Però è evidente che ci debbano essere dei limiti, oltre i quali non si possa andare perché verrebbe inevitabilmente travolta l’idea stessa di morale. Ma il problema è capire come e dove porre questi limiti.
La libertà di prostituzione sta diventando proprio un argomento di discussione in questa prospettiva. E poiché noi italiani nel dibattito culturale arriviamo dopo gli inglesi e i francesi, ma comunque ci arriviamo e, talvolta, offrendo contributi non secondari, c’è da aspettarsi che presto anche da noi si incomincerà a parlare di liberalizzazione della prostituzione. Non è forse stato così anche per i Pacs (gli pseudo-matrimoni tra omosessuali), per la fecondazione artificiale, per il divorzio, l’aborto?
La tendenza ad affermare il massimo di libertà nei comportamenti e nelle scelte individuali è ormai un vento che soffia inarrestabile da ogni angolo del vecchio Occidente, desideroso di rinnovarsi. Ecco allora che si sostiene di liberalizzare la prostituzione come se questa fosse un qualsiasi commercio che risponda alla regola della domanda e dell’offerta. Tuttavia anche tra i più convinti liberalizzatori sorge il dubbio che ammette che l’assoluta liceità della prostituzione può provocare un’incontrollabile crisi della morale.
Verrebbe subito da chiedersi come mai comportamenti come quelli sopradescritti tra omosessuali o scelte come la fecondazione artificiale non mettano in crisi la morale, mentre questo pericolo sussisterebbe liberalizzando la prostituzione. La differenza decisiva consiste nel senso di colpa e nel sentimento del peccato. Quando non ci si sente in colpa, quando non si percepisce il peccato frana ogni regola morale.
La liberalizzazione della prostituzione finirebbe per sostenere come cosa lecita e moralmente giusta un’idea che degraderebbe la donna e il suo corpo a semplice merce. Una libertà, cioè, diverrebbe lo strumento per annientare quel senso di inviolabilità e di rispetto che deve avere ogni essere umano. Se invece non si rimuove il sentimento del proibito che aleggia intorno alla prostituzione e che, comunque, lascia intendere alla donna che si vende e all’uomo che compra di compiere qualcosa di illecito, non si distrugge il principio morale su cui si basa il rispetto della donna per se stessa e dell’uomo per la donna.
Dunque, da queste discussioni sembra che la difesa della morale abbia bisogno di quel senso dell’ambiguità che, in fondo, ha sempre accompagnato il cosiddetto mestiere più antico del mondo. Si possono ritoccare, ridefinire i margini di quest’ambiguità, ma è meglio non eliminarla.

Insomma, anche gli illuminati liberali di fronte alla prostituzione si arrendono, preferiscono lasciare le cose più o meno come sono sempre state per non combinare dei guai. Abbiamo già i Pacs, la fecondazione artificiale, l’aborto che ci pongono problemi morali di un certo peso non sempre facili da reggere.

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