Protocollo sul welfare l’ultrasinistra si scatena: «Governo al capolinea»

da Roma

Non fa quasi più notizia, se non fosse che in gioco c’è la sopravvivenza del governo, l’ennesima spaccatura all’interno della maggioranza. Ad infiammare gli animi (stavolta) è il protocollo sul welfare presentato dal governo ai sindacati nella tarda serata di lunedì. Una proposta che provoca il «no» secco e compatto della «cosa Rossa» alle misure, specie quelle sul contrasto al precariato, giudicate in larga parte inadeguate e contrastanti col programma dell’Unione. A cominciare dal segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, che annuncia battaglia e accusa il governo di essere «coerente nell’inganno». Per poi entrare a gamba tesa ricordando che dopo «il pessimo accordo sulle pensioni ne è arrivato uno altrettanto pessimo se non addirittura peggiore sul welfare». A danno dei precari, che continuano ad essere «ricattabili e a non godere di diritti che abbiamo avuto noi e la generazione dei nostri padri». Critiche feroci anche da Pino Sgobio, per cui «così non si può continuare» e da Manuela Palermi, che si dice «amareggiata» e parla di governo «al capolinea», mentre Marco Rizzo tuona «vergogna». Anche tra i Verdi è secca la bocciatura del protocollo. «Sa di muffa» per Alfonso Pecoraro Scanio, che lo definisce un «accordo che non guarda al futuro» e «risente delle richieste più conservatrici». Di distanza dal programma della maggioranza e di «timidezza» parla anche Natale Ripamonti, a cui fa eco Paolo Cento che rilancia richiedendo «un’inversione di tendenza» rispetto alla legge Biagi. Sulla stessa linea Sinistra Democratica, con il ministro dell’Università Fabio Mussi che ricordando il suo «sì» alle pensioni, esprime il suo «dissenso sul resto». Mentre annuncia «iniziative» e stronca l’equazione «competitività - costo del lavoro», «un’identificazione» a suo dire, figlia di un «ritardo culturale e di condizionamenti di interessi tutti italiani». In sintonia Cesare Salvi, per cui quella del governo è «una proposta contro i giovani» che di fatto «istituzionalizza il precariato». «Esattamente il contrario di quello che diceva il programma elettorale - ricorda - che chiedeva di promuovere come forma normale di occupazione il lavoro a tempo indeterminato». E sempre da Sd, Titti Di Salvo chiede al governo «dove sia finita l’attenzione per i giovani» e lancia il monito a «non assecondare Confindustria».

Infine arriva anche l’attacco di Sinistra Critica, con Franco Turigliatto e Salvatore Cannavò che definiscono Prodi «come Berlusconi» e ribadiscono di non sentirsi «in alcun modo vincolati all’attuale governo e alla sua maggioranza già dal prossimo Dpef».

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