Prove tecniche di riavvicinamento: così può rinascere l'asse Pdl-Casini

Sono piccole, faticose mosse quelle che si consumano sulla scacchiera del dialogo tra Pdl e Udc. L’inizio di un cammino di riavvicinamento che viene visto come inevitabile. Dopo le convergenze sulle misure anti-crisi, nei prossimi passaggi parlamentari è possibile una saldatura ancora più forte

Prove tecniche di riavvicinamento: 
così può rinascere
l'asse Pdl-Casini

Roma - Sono piccole, faticose mosse quelle che si consumano sulla scacchiera del dialogo tra Pdl e Udc. L’inizio di un cammino di riavvicinamento che tanto a Palazzo Chigi quanto a Via dell’Umiltà viene guardato attraverso la lente dell’inevitabilità, sia pure in una prospettiva di lungo termine.
«Rispetto Casini, non potremo restare separati per sempre» disse Angelino Alfano un mese fa a Mirabello. La distanza tra il Popolo della libertà e i centristi da allora non si è certo azzerata. Ma gli osservatori della politica non hanno certo faticato a individuare, negli interventi sulla crisi del segretario del Pdl e del leader dell’Udc, alcuni evidenti punti di convergenza. Identità di vedute che si è manifestata anche sull’inserimento in Costituzione del vincolo sul pareggio di bilancio. L’ultimo tassello di questo piccolo armistizio agostano lo si può ricavare dall’accoglienza riservata alla proposta centrista di costituire una commissione bipartisan incaricata di individuare ricette anti-crisi. Un invito alla collaborazione e un’apertura di dialogo accolta positivamente da molti ministri ed esponenti del Pdl - da Maurizio Sacconi ad Altero Matteoli, da Mara Carfagna a Maurizio Gasparri, da Saverio Romano a Fabrizio Cicchitto, a Gianfranco Rotondi e Guido Crosetto -, ma soprattutto un segnale politico lasciato cadere nel dibattito.
Tutti sanno che si ragiona su tempi lunghi, che la politica è figlia di umori e contingenze del momento e le aperture tattiche possono servire come ballon d’essai, ma spesso nascono e muoiono nel giro di un mattino. Ma è altrettanto vero che - sullo sfondo di questo anomalo dialogo tra simili schierati su sponde contrapposte - si gioca il futuro del centrodestra e la sua rimodulazione in vista delle prossime elezioni politiche. «Siamo soltanto ai primi passi» spiega un ministro. «Casini sta tenendo un atteggiamento responsabile in un contesto emergenziale. Per il momento registriamo la sua volontà di smarcarsi dal massimalismo a giorni alterni di Bersani. Per il resto nessuno, compreso Alfano, pretende una risposta qui e ora. L’importante è tenere aperto un serio canale di dialogo». Il partito appare sufficientemente compatto sulla necessità di tornare a tessere una tela comune con il partito di Via dei Due Macelli. «Negli incontri che avemmo con Alfano prima e dopo il Consiglio Nazionale - racconta un parlamentare - rappresentammo al segretario l’esigenza di ricucire con un alleato naturale come Casini, un uomo che ha condiviso la storia del centrodestra degli ultimi vent’anni senza strappi traumatici». Da lì a una settimana Alfano e Casini si incontrarono e quel faccia a faccia portò buoni frutti, almeno in termini di feeling personale tra due personaggi che si stimano da sempre, avendo oltretutto comuni origini democristiane. Una simpatia che, notoriamente, non manca neppure tra Berlusconi e Casini, anche se ultimamente alcune battute affilate dei centristi l’hanno fatta vacillare. «Berlusconi sa che, al di là del rapporto personale, l’allargamento della base elettorale del centrodestra passa anche attraverso l’accordo con l’Udc. Naturalmente, però, vuole far pesare il rapporto di forze che ci divide dai centristi» spiegano da Via dell’Umiltà.
In molti prevedono che il successivo passaggio di questa lunga marcia di avvicinamento avverrà nella declinazione in concreto delle misure anti-crisi. «Il governo dopo tante nostre insistenze ha dato un segno di vita.

Adesso è il momento di lavorare alla crescita del Paese e alla riforma fiscale e assistenziale per evitare che la manovra penalizzi ceto medio e famiglie» diceva ieri Antonio De Poli, portavoce dell’Udc. È inevitabile, quindi, prefigurare una strategia delle piccole saldature su temi sensibili. Una serie di prove tecniche per un accordo da mettere in onda in prossimità del voto.

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