Politica

Psoriasi, ecco i farmaci biologici contro la malattia dello stress

Le nuove cure eliminano i fastidiosi sintomi. Ma i pazienti non conoscono i centri specializzati

Luigi Cucchi

da Roma

La psoriasi colpisce il 3% della popolazione italiana. Pochi i malati che si curano, il 96% non si è rivolto nell’ultimo anno ad uno dei 144 Centri specializzati «Psocare», attivi nei più importanti ospedali di ogni regione. Esistono le strutture e sono state messe a punto cure adeguate di alta efficacia e buona tollerabilità che non guariscono da questa malattia autoimmunitaria, ma eliminano i sintomi, ne rallentano l’evoluzione e consentono un recupero della qualità di vita sorprendente.
Nelle forme gravi questa patologia (ha una componente genetica nel 30% dei casi e ha come causa scatenante lo stress, l’ambiente, grandi emozioni, l’uso di alcuni farmaci, come alcuni antipertensivi o il litio impiegato per la depressione) è altamente invalidante: distrugge le cartilagini, e si evolve sovente in artrite psoriasica. Giovani e non più giovani devono affrontare la malattia e lottare quotidianamente contro errate convinzioni e pregiudizi. Da alcuni questa patologia è considerata ancora oggi, erroneamente, contagiosa e non curabile. Le relazioni interpersonali, soprattutto quelle di tipo occasionale, risultano compromesse e il disagio soprattutto nelle donne è grande: oltre mezzo milione ne sono pesantemente colpite, anche sotto l’aspetto psicologico.
La confusione e la disinformazione è grande anche tra gli stessi pazienti. Un’indagine sulla diffusione della psoriasi in Italia presentata a Roma dal sociologo Renato Mannheimer ha evidenziato che solo un basso numero di pazienti è trattato con cure adeguate. Più del 71 per cento degli intervistati conosce la psoriasi (purtroppo vi è ancora un 10 per cento di persone che la considera contagiosa), ma solo il 29 per cento della popolazione dichiara di sapere che vi sono Centri specializzati per la cura, ignorati anche dal 36 per cento dei pazienti. In Sicilia, Calabria, Puglia, ma anche in Liguria e perfino a Bologna, la maggior parte dei pazienti non è curato in modo adeguato, per mancanza di strutture, per il desiderio di risparmiare di alcuni manager sanitari, per superficialità o non conoscenza dell’efficacia delle più recenti terapie a base di anticorpi monoclonali. Passi avanti comunque, ne sono stati compiuti.
«Il progetto Psocare è nato per identificare tutti i pazienti psoriasici, per seguirli con attenzione nei centri loro dedicati e costruire un rapporto regolare e produttivo con i medici curanti. Con i nuovi trattamenti farmacologici – cioè i farmaci biologici – disponibili nelle cliniche universitarie e nelle divisioni ospedaliere affiliate a questo progetto, possiamo curare anche le forme di psoriasi medio-gravi» afferma Alberto Giannetti, ordinario di Dermatologia all’Università di Modena e presidente della Società italiana di Dermatologia. «Sono forme cliniche – aggiunge il professor Giannetti - che coinvolgono una quota significativa della superficie cutanea e sono responsabili di un grave peggioramento della qualità di vita».
Nel trattamento della psoriasi, alcune terapie sono oggi altamente innovative. «Di particolare efficacia e rapidità di azione è l’anticorpo monoclonale infliximab, attivo nei confronti del “Tumor Necrosis Factor alfa (Tnf-a), uno dei fattori che più influiscono sull’anomala reazione infiammatoria alla base dei meccanismi che inducono la formazione delle lesioni» spiega il professor Sergio Chimenti, direttore della Clinica dermatologica all’Università di Roma «Tor Vergata».
«Le cure con questo anticorpo consentono di ottenere – aggiunge il professor Chimenti - un netto miglioramento delle lesioni psoriasiche anche nelle forme più gravi della malattia. Soprattutto, lo si ottiene in tempi brevi e si mantiene nel tempo, evitando le possibili recidive delle lesioni. I nostri studi dimostrano l’efficacia del farmaco anche sulle unghie, particolarmente colpite e nell’artrite psoriasica.

Nel futuro, se le ricerche in corso confermeranno l’ipotesi, in pazienti selezionati, il trattamento con infliximab potrebbe essere addirittura anticipato, per controllare al meglio l’infiammazione e prevenire nuove recidive».

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