RomaSiccome in ogni esercito che si rispetti cè più di un militare col grado di caporale, forse anche le truppe di largo Fochetti si sono conformate alla prassi. Tra le forze armate di Repubblica, infatti, di Caporale sembrano essercene due, entrambi, curiosamente, Antonello di nome. Il primo Caporale, penna di punta del quotidiano debenedettiano, è lartefice di una bella inchiesta sul terremoto dellIrpinia. Occhiello: «Ventanni dopo, un cantiere aperto da 60mila miliardi». Titolo: «Il terremoto infinito». Un reportage-schiaffo per denunciare lo schifo della ricostruzione post sisma (novembre 1980) nei dintorni di Avellino. Una paginata intera datata 13 dicembre 2004. E poi cè il secondo di Caporale, anche lui Antonello, anche lui penna di punta del quotidiano debenedettiano, autore di un recente articolo (15 settembre 2009) in cui si dimostra che allepoca dellIrpinia be, allora sì che ci si mosse bene. Altro che Bertolaso e compagnia bella.
Il primo Caporale, Antonello, rievoca la tragedia campana così: «I morti restarono sotto le travi spezzate delle misere abitazioni di montagna per giorni e giorni, in una confusione di ruoli e responsabilità che provocò la più dura delle denunce di un presidente della Repubblica sulle inefficienze di Stato». Il secondo Caporale, sempre Antonello, rievoca la medesima tragedia così: «Per dire del tempo e dellorganizzazione, a Laviano riuscirono a consegnare dopo quasi una settimana tutte le bare occorrenti... A dirigere le operazioni di soccorso da Roma fu incaricato Giuseppe Zamberletti. Da solo, quasi a mani nude». Della serie: ma sono tutti matti sti giapponesi, americani, tedeschi che, testimoni di quanto sta facendo il governo Berlusconi in Abruzzo si sperticano in lodi «Noi non avremmo saputo far di meglio»? Che esaltino lItalia dei De Mita, Forlani, Gava.
Il primo Caporale, Antonello, denuncia i fiumi di denaro dirottati verso Avellino, Napoli, Potenza, Salerno (58.640 miliardi); riferisce che le zone colpite dal terremoto vennero dilatate a dismisura perché entrare nella liste dei comuni colpiti «significa essere o no destinatari di sontuosi contributi statali» e, insomma, «la corsa verso la ricostruzione inizia male, il piede inciampa al primo passo». Uno scandalo, insomma. Il secondo Caporale, sempre Antonello, magnifica invece il soccorso irpino: «26 marzo 1981. 122 giorni trascorsi dal sisma, 150 casette in legno tipo chalet consegnate a Laviano, Salerno, 450 persone ricoverate. 15 settembre 2009. 162 giorni trascorsi dal sisma, 47 casette in legno di tipo chalet consegnate, circa 200 persone ricoverate. E trentanni fa non esisteva neppure la Protezione civile». In pratica: allora sì che ci si mosse bene, tempismo ed efficienza elvetica.
Il primo Caporale, Antonello, riconosce che «il groviglio inestricabile di leggi e leggine che a vario titolo hanno regolamentato lopera di ricostruzione ha oggettivamente favorito una richiesta di investimenti sproporzionata alla realtà dei fatti» e smaschera lo scandalo così: «Ora è forse più facile capire perché dopo ventanni e dopo 150mila abitazioni ricostruite, ci sia ancora qualche migliaio di persone, le più disgraziate, costrette a vivere nelle baracche». Baracche? Irpiniagate? Noooo. Il secondo Caporale, Antonello, non la pensa così: «Malgrado tutto, il sistema di prefabbricazione pesante fu realizzato in trecento comuni e in tempi che, lavesse saputo, Bertolaso avrebbe definito incredibili, stratosferici, supercosmici». Il primo Caporale, sempre lAntonello di cui sopra, vergava i suoi jaccuse accanto a inchieste in cui si dava la parola al sindaco di Lioni che ammetteva (ventanni dopo): «Non siamo ancora riusciti a smantellare tutti i prefabbricati». Il secondo Caporale, sempre lAntonello, riporta invece il pensiero del sindaco di Laviano: «Al mio Paese le prime case in legno arrivarono già a febbraio, una ventina di alloggi con tutti i servizi. E a marzo la metà della popolazione era al caldo, negli stessi chalet che sorti a Onna».
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