Putin soffia sul fuoco: «La Russia torni a Cuba»

Mosca continua a girare nel fianco degli Stati Uniti quella che per mezzo secolo è stata una delle loro spine più dolorose: Cuba. L’ultimo elemento alla scenografia della tensione, che la Russia sta montando in risposta all’«espansionismo» Nato e Usa nell’Est Europa, lo ha aggiunto il premier Vladimir Putin in persona. L’ex presidente russo ha annunciato la necessità «di ripristinare posizioni a Cuba e in altri Paesi». Lo ha fatto durante un colloquio con il suo vice, Igor Sechin, appena rientrato da una missione di due giorni (30-31 luglio) nell’isola caraibica, come riporta l’agenzia Interfax. Putin ha evitato espliciti riferimenti alla presenza militare, ma la teoria del «ritorno a Cuba» riporta subito alla memoria la crisi dei missili sovietici installati nell’isola e puntati verso gli Stati Uniti, che nel 1962 ha spinto il mondo a un passo dalla guerra nucleare.
Nei giorni scorsi, nonostante ripetute smentite dell’Aviazione militare sia russa sia cubana, la stampa aveva parlato, citando fonti del ministero della Difesa, di un possibile uso di Cuba come punto di appoggio per i bombardieri strategici made in Russia, in ritorsione ai piani americani di impiantare in Polonia e Repubblica Ceca componenti del famigerato «scudo spaziale». Sull’argomento è intervenuto un generale del calibro di Leonid Ivashov, fino al 2001 capo della divisione del ministero della Difesa per la cooperazione internazionale. E, a differenza dell’inquilino della Casa Bianca di Mosca, Ivashov è stato molto più esplicito. «Non è un segreto che l’Occidente sta creando una zona cuscinetto attorno alla Russia, coinvolgendo in questo processo gli Stati baltici, l’Europa dell’Est, il Caucaso e l’Ucraina. Potremmo rispondere con l’ampliamento della presenza militare russa all’estero, in particolare a Cuba», ha detto il generale, oggi presidente dell’Accademia russa di scienze geopolitiche.
Il falco Sechin, che al vertice della Commissione russo-cubana era accompagnato dal capo del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev, ha portato a Putin i saluti di Raul Castro; ha poi elencato i settori dove intensificare la cooperazione con L’Avana: energia, agricoltura, miniere, turismo e sanità. Guarda caso niente collaborazione militare.

A confermare che la retorica da Guerra Fredda, che in queste settimane sbandierano politici e media russi e che suscita le risposte minacciose degli Usa, non è altro che la rappresentazione mediatica di uno scontro che si consuma su un piano ben più profondo: quello finanziario ed energetico.

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