«Ma quale Fli, resto al Pdl Fini non è federalista»

Milano«Fini? Non è federalista». Gabriele Albertini, sindaco di Milano dal 1997 al 2006, eletto con ampi consensi, è molto corteggiato dalla sinistra, dal centro e dai pochi finiani milanesi perché faccia lo sgambetto a Letizia Moratti. Come? Con una lista civica alternativa. Lui, però, nonostante le lusinghe, non sembra intenzionato a cedere.
Onorevole Albertini, ma allora vuole davvero fare una lista civica?
«Ci sono stati garbati solleciti: una mia lista civica verrebbe accreditata intorno al 10 per cento dei voti espressi. Ciò significa che si andrebbe al secondo turno e a questo punto sarebbe come tirare una monetina. Ma sono illazioni, per me non avrebbe alcun senso. Non ho interesse a dare una picconata alla barca in cui mi trovo».
Intende dire alla barca del Pdl?
«Rimango nel Pdl, nonostante non possa nascondere il mio disagio per alcune cose importanti che vorrei ma non vedo e mi riferisco a un codice etico e alla democrazia interna. Ne ho parlato con Berlusconi e lui mi ha risposto che sono cose da vecchia politica, che frequento troppo poco il partito ma che in realtà c’è molto dibattito, dialogo e discussione. E che a volte lui subisce decisioni che non condivide, come nel caso della Puglia dove non ha fatto l’accordo con l’ex sindaco Poli Bortone».
Ha avuto un incontro con Berlusconi?
«Ci siamo parlati al telefono, mi ha chiamato e mi ha detto di andarlo a trovare, ma aspetto che mi ritelefoni. È sempre la persona più importante che convoca...».
Si è parlato della sua possibile adesione a un partito di Fini.
«Il partito non c’è. Se ci fosse, avrei obiezioni perché non è federalista e per me il problema più drammatico è la divisione dell’Italia tra produttori e parassiti. In Italia ci sono cinque Regioni con le carte in regola e le altre che ne succhiano le risorse. Sono tutte le Regioni del Nord tranne Trentino Alto Adige e Val d’Aosta, che sono assistite come quelle del Sud».
Sembra più federalista di Bossi...
«Avrei già pronta una camicia verde, ma sono allontanato dal linguaggio demagogico che usano alcuni leghisti e che non condivido. È vero che paga in termini di consenso nell’elettorato piccolo borghese, istintivo, pauroso. È più che corretto rivolgersi a queste persone, ma io credo che ci debba essere anche altro».
E quindi alla fine vince sempre il Pdl?
«È il mio partito.

Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, forse non è simpaticissimo, ma il suo pensiero è assolutamente condivisibile. Adesso se non correggi il tiro nella redistribuzione delle risorse, finisci in Africa perché le cinque mucche, che sono le Regioni del Nord, non danno più latte, stanno già dando sangue».

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