(...) una sola volta vidi Luigi Meda, figlio di Filippo, cui era stata offerta la guida del governo nel 1922 e che quindi era importante».
Andava anche all'Università Cattolica?
«Da don Pignedoli, che poi fu cardinale, e da padre Gemelli».
Racconti.
«Parzialmente abile alla visita di leva, per insufficienza toracica, ero distaccato al collegio medico-legale di Roma. Influente fra i militari, padre Gemelli ottenne sei mesi di licenza per me».
Così lei restò a Roma...
«...Proprio quando Aldo Moro andava a prestar servizio altrove».
Così Pio XII...
«...Scelse me per dirigerne il quindicinale, Azione fucina».
Nel dopoguerra...
«La Dc milanese era attivissima. C'erano Piero Malvestiti e il fratello Augusto».
Lei era passato intanto a incarichi governativi. Era il periodo della ricostruzione.
«Sono fiero di chi rimise in piedi la Fiera di Milano, come Michele Franci, romano, organizzatore della Fiera di Tripoli».
Referendum nel 1946, elezioni nel 1948: Milano in subbuglio come l'Italia tutta?
«Ricordo il comizio oceanico di De Gasperi in piazza del Duomo nell'aprile 1948».
Allora votò Dc anche chi non l'avrebbe votata più.
«Per la forte preoccupazione. Si offendono i comunisti cecoslovacchi o ungheresi, dicendo che in Italia non sarebbe finita così. Loro non volevano quanto successe a Praga e a Budapest».
E gli Stati Uniti?
«Non ci avrebbe salvato, se fossimo andati sotto».
Ma...
«Pci e Psi si presentarono alla elezioni insieme, unendo gli altri partiti contro di loro».
Tre mesi dopo, l'attentato a Togliatti.
«Il 14 luglio 1948 parlavo alla Camera sulle forniture di carta ai giornali, che allora erano ancora un problema».
E...?
«... Ed ero noioso, visto che Togliatti uscì per andare al bar Giolitti, lì accanto. E fu ferito».
Ci furono scontri.
«Ma Togliatti mandò il suo medico, Spallone, tuttora vivente, a dire a De Gasperi: non succederà niente».
Non a Milano, almeno.
«Solo a Genova e nell'Amiata ci furono momenti davvero brutti».
Verrà poi il boom, con il mito di Milano capitale morale.
«C'erano sempre più segnali che il Paese cresceva. La Fiera era il punto che meglio permetteva di analizzare la rinascita».
Che però rinnovò le lotte sociali.
«Il nuovo sistema esigeva nuovi rapporti. Ci furono grandi tensioni».
Alla lotta operaia corrispondeva, meno comprensibile, la lotta studentesca.
«Importato da Berkeley. Alla mobilitazione del Movimento studentesco, si rispose con Comunione e Liberazione».
Un brutto momento della Milano di allora, che la colpì?
«Morto l'agente Annarumma, una scritta ne invocava altri cento. Mi si strinse il cuore».
Vede oggi tensioni analoghe?
«Occorre stare attenti ai centri sociali».
Buoni politici, degni cardinali, Cl... Ma Milano non ha avuto sindaci dc...
«Però ha sempre avuto una capacità di integrare chi veniva da fuori: l'abruzzese Mattioli, il siciliano Cuccia... Perfino gli stranieri si integrano: buona parte della classe dirigente iraniana si è laureata a Milano»
Però a Roma i politici milanesi soffrono.
«Se sono troppo bravi. Chi è bravo a metà, fa premio».
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