Quando la giustizia colpì Craxi e salvò la sinistra

In occasione dell’ottavo anniversario della morte dell’ex segretario del Psi Bettino Craxi, avvenuta il 19 gennaio 2000, pubblichiamo l’intervento del vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto, ex socialista.

La storia di Bettino Craxi è una conferma dell’arbitrarietà della vita politica italiana. Sul terreno del finanziamento del partito Craxi non era un angelo, ma non c’erano su questo terreno angeli nella vita politica italiana, né in quella economico-finanziaria. Anche nella cosiddetta seconda Repubblica non ci sono molti angeli in giro. Non sono stati certamente angeli né Vittorio Valletta, né Enrico Mattei il quale affermava di usare i partiti come dei taxi. Addirittura Enrico Mattei fondò, d’intesa con il grande Albertino Marcora e altri, la sinistra di Base, una delle correnti più significative nella storia della Dc, sostenitrice prima dell’apertura nei confronti del Psi, poi dell’intesa con il Pci. Orbene mentre tutto il centrodestra della Dc (Forlani, Andreotti, Gava, Scotti, Pomicino, Prandini ecc.) è stato massacrato da «Mani pulite» nel ’92-94, la sinistra Dc è stata salvata. Dal finanziamento al circolo guidato da Marcello Pagani che faceva capo all’area di Forze Nuove che aveva rotto con Donat Cattin, a Ciriaco De Mita che ebbe un «avvertimento» con l’incriminazione del fratello, ma non fu mai colpito né per lo scandalo dell’Irpinia né in seguito agli stretti rapporti con Callisto Tanzi (ricordati anche nel bel libro di memorie scritto da Sangiorgi, allora capo del suo ufficio stampa) la sinistra Dc fu intimidita ma non colpita.
Non parliamo poi del Pci. Le cooperative rosse partecipavano con una quota quasi fissa (dal 20 al 30%) alla manipolazione degli appalti pubblici in sede Italstat per non parlare di molte vicende riguardanti consorzi d’impresa con aziende in odor di camorra o di mafia in Sicilia e Campania. Così tal Morandina fu trovato titolare di un contributo datogli dalla Fiat per un esponente del Pci, «corrente D’Alema»: giustamente la magistratura non procedette nei confronti del leader Ds, ma per una dizione del genere Craxi sarebbe stato sicuramente incriminato. Mani pulite colpì in modo discriminato e selettivo: Fiat, Cir, Mediobanca (sulla quale, come minaccia e avvertimento, Borrelli annunciò che era stato «aperto un faro»), sinistra Dc, uno dei due presidenti Iri (cioè Romano Prodi dopo l’unico intervento garantista dell’allora presidente della Repubblica Scalfaro, mentre l’altro presidente dell’Istituto, Nobili, si fece alcuni mesi di galera, salvo poi essere assolto in giudizio), Pci-Pds-Ds, furono risparmiati.
Come si vede quel salvataggio giudiziario ha marcato nel profondo la vita politica italiana: le forze politiche e finanziarie «salvate» hanno dato vita al centrosinistra prima, al Pd poi. Quel «salvataggio» in parte continua: pensiamo a cosa sarebbe successo in Campania adesso qualora al posto di Bassolino ci fosse un esponente del centrodestra, invece la magistratura napoletana è stata velocissima nell’occuparsi di Saccà e di Berlusconi. La contraddizione riguardante il fatto che Bettino Craxi sia stato uno dei principali leader della vita politica italiana da quando diventò segretario del Psi (1976) a quando fu distrutto per via giudiziaria (1992-1994) è dimostrata dal fatto che alla sua morte (2000) fu commemorato dall’allora presidente della Camera Violante e dall’allora presidente del Consiglio D’Alema. Qualcuno (fra cui Di Pietro) contestò quella commemorazione a un «evaso», ignorando che su questo terreno il Pci e i suoi eredi non potevano parlare: a parte le centinaia di partigiani condannati per gravissimi reati fatti riparare in Cecoslovacchia, il Pci non dimenticò mai il pluriassassino (di partigiani) Moranino per il quale chiese la grazia a Saragat al momento della sua elezione a presidente della Repubblica e che poi elesse in Parlamento.
Detto tutto questo è venuto il momento di ricordare Bettino Craxi non solo per la sua tragica fine, ma anche per la sua storia che è caratterizzata da valori politici assai significativi. Un contributo alle origini di questa storia, che inizia dagli anni ’60, viene oggi dal bel libro di Paolo Pillitteri Quando Benedetto divenne Bettino. La storia di Craxi coincide con quella dell’autonomismo socialista che ebbe varie componenti che si incontrarono e si scontrarono (autonomisti e lombardiani furono le due componenti di questo autonomismo che diede vita al centrosinistra e che poi si scontrò col Pci togliattiano prima e berlingueriano poi). Ma Craxi aveva fatto di Milano, come ricorda Pillitteri, un laboratorio politico e culturale nel quale ebbe un ruolo importante il circolo Turati guidato dal lombardiano Dragone.
Tante cose che poi sarebbero diventate di senso comune furono anticipate, come eresie, in quegli anni: il recupero del riformismo (che nel Pci-Pds fu una «parolaccia» fino agli anni ’90), l’analisi sul carattere totalitario dell’Urss (gulag-lager e molto altro), l’economia di mercato, il rinnovamento del sindacato, il rapporto positivo con il mondo cattolico (il laicismo dei socialisti non fu mai «devoto» ma nemmeno anticlericale) che portò Craxi presidente del Consiglio, con l’ausilio di Gennaro Acquaviva e di Margiotta Broglia, a riscrivere con la Santa Sede la nuova edizione del Concordato.
Con quell’area politica, culturale e sociale Pci, Pds e Ds non sono mai riusciti a fare i conti. Il Psi negli anni Novanta era molto al di là del 10%. Di quell’elettorato lo Sdi, la lista di Zavettieri, i Ds ne hanno intercettato al massimo il 2,5%.

Il resto del mondo socialista espresso da Craxi e dalla storia autonomista del Psi, in tutti questi anni ha votato per Forza Italia per due ragioni di fondo: in primo luogo perché è impossibile allearsi con i propri carnefici; in secondo luogo perché comunque Forza Italia nei confronti del cupo giustizialismo, del massimalismo sociale, del moralismo fiscalista a senso unico, del cattocomunismo, ha espresso un messaggio di libertà e modernità che ha mobilitato laici, cattolici, persone senza storia politica-culturale alle spalle. Ricordiamo Craxi come un pezzo della storia di questo Paese.
*vicecoordinatore Forza Italia

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