RomaDopo le dimissioni di Malinconico per le vacanze gratis e le case in saldo di Patroni Griffi, lultimo grattacapo per il governo Monti arriva dal ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola (nel tondo a sinistra). Citato da un suo predecessore, Antonio Martino (a destra), come forte sponsor, nel 2001, delladesione italiana al consorzio A400M, laereo militare da trasporto europeo che dovrebbe rappresentare lalternativa del vecchio continente al C-130J dellamericana Lockheed.
A raccontare la vicenda è lex ministro Martino, nel libro-intervista dellinviato del Tg1 Angelo Polimeno Presidente, ci consenta. Martino, a proposito delle «grane» affrontate nel suo mandato alla Difesa, racconta un «episodio significativo». «L11 maggio 2001 - ricorda il cofondatore di Forza Italia - quando divento ministro della Difesa, il capo di stato maggiore, generale Rolando Mosca Moschini, mi dice che lindomani sarei dovuto andare a firmare ladesione dellItalia per il consorzio dellA400M. Rispondo che non so neanche cosa sia e chiedo di essere informato da alti ufficiali che si occupano della questione». E qui entra in gioco il neoministro Di Paola, allepoca segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, che si presenta da Martino con un altro generale per chiarire se quel velivolo serva allItalia. «Le loro risposte - ricorda ancora lex ministro - non mi paiono convincenti».
La «presentazione» al ministro del progetto A400M da parte di Di Paola, dunque, non vince le perplessità di Martino. Che, salutato lammiraglio, chiede lumi al capo di stato maggiore dellAeronautica, Sandro Ferraguti. «Generale - domanda il titolare della Difesa - qui dentro siamo solo lei e io, mi spieghi se questo apparecchio risponde davvero alle nostre esigenze». La replica è disarmante: «Ministro, se me lo regalassero non saprei cosa farne».
Martino spiega che, a quel punto, aveva deciso di lasciar perdere. Salvo trovarsi al centro di attacchi politici da parte del centrosinistra, con Enrico Letta e Marco Minniti su tutti, e di pressioni da parte della Ue e del ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, favorevole al buon esito delloperazione come pure Tremonti. Pur negando interessi personali, Martino aggiunge: «Intorno alloperazione cerano ovviamente molte attese. La famiglia Agnelli avrebbe guadagnato qualcosa come mille miliardi di vecchie lire».
Ladesione italiana al consorzio europeo, caldeggiata da Mosca Moschini e Di Paola, alla fine non ci fu. Considerate le criticità che ha incontrato il progetto dellA400M (le consegne continuano a slittare anno dopo anno) si può dire che è stata una fortuna. Comunque sia andata, quel turboelica turba i sonni del neoministro del governo Monti.
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