Ma quanto è bella l’Iliade tra le rovine di Roma

«Se a scuola ce l’avessero letta così!», si rammarica uno spettatore di mezza età alla fine della lettura/spettacolo «Iliade, l’aspra contesa», attualmente in programmazione al Foro di Traiano nell’ambito della rassegna «Musei d’Estate ’07». E come dargli torto? Quanto abbiamo udito per voce di Massimo Popolizio - interprete principale dell’intero ciclo, dieci appuntamenti fino al 6 luglio - e Manuela Mandracchia la sera del debutto non ha avuto nulla di scolastico, scontato o banale. Il rischio c’era. Ma Piero Maccarinelli, regista assai esperto in operazione del genere (nel 2004 ha proposto l’Eneide ai Mercati di Traiano e due anni dopo l’Odissea all’Auditorium, sempre con Popolizio), ha saputo schivarlo accuratamente. Facendo leva su una prosa accessibile a tutti (traduzione di Guido Paduano); su una decisiva presenza della musica, composta ad hoc da Stefano Saletti ed eseguita dal vivo dalla Piccola Banda Ikona; su immagini video legate a tragedie contemporanee (le firma il reporter Cristiano Laruffa) e, naturalmente, sulla maestria degli attori coinvolti nell’evento: alla lettura dei diversi canti omerici contribuiscono alternativamente la Mandracchia, Massimo Foschi, Maurizio Donadoni, Luciano Virgilio, Luca Lazzareschi e Umberto Orsini. Senza dimenticare che qui lo spettacolo inizia già dal luogo: dall’imponente Colonna Traiana che si staglia dietro al palcoscenico, dall’incanto di uno scorcio cittadino sospeso tra antichità e modernità. Lo sguardo è già rapito, ed ecco sopraggiungere suoni di tamburi, violini, strumenti etnici. Ci parlano di Mediterraneo, di guerre incombenti, di madri a lutto e orfani senza padri. E la splendida voce di Barbara Eramo segna il passaggio verso la rievocazione del I Canto dell’Iliade: il momento in cui, cioè, la Basilica Ulpia sotto via dei Fori Imperiali diventa il campo acheo sotto Troia assediata; quello dove agiscono Agamennone, Achille, Calcante, gli dèi dell’Olimpo. Popolizio/Omero è capace di rendere veri e vivi i tanti personaggi citati, restituendoli con dizione, toni, mimica, energia del tutto personali. Accanto a lui, una Mandracchia sensibile ed espressiva che - basti ricordare gli sguardi luminosi e la voce materna di Teti - sa riempire ogni parola di emozione, senso, bellezza. La musica è, poi, toccante e malinconica.

In fondo, se le opere classiche sanno ancora affascinarci così, è segno che noi, uomini e donne del terzo millennio, di queste parole sublimi, di queste immagini mitiche e umanissime, di queste voci battagliere e pietose abbiamo un enorme bisogno. Biglietto 5 €. Informazioni 06/82059127.

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