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Quaresma, Poulsen, Oliveira: non arrossiscono solo i bilanci

L’inarrivabile Abramovich avrà evitato a tutti di sentirsi in vetta alla hit dei «presidenti ricchi e scemi», secondo antica dizione di Giulio Onesti, che fu presidente del Coni. Chi s’è svenato più del Paperone russo per campioni poi svenduti? Tanto per citare: Crespo 27 milioni (ceduto in prestito gratuito), Duff 25,5 (venduto a 7,5) Makelele 24 (lasciato a parametro zero), Mutu 25,5 (licenziato), Veron 22,5 (prestito gratuito), Shevchenko 44 (prestito), Wright Philips 31,5 (ceduto a 11 milioni), Deco e Bosingwa 30 milioni (vedremo come finirà). Cifre da far impallidire, ma la gran parte di questi erano giocatori di valore, non solo sulla carta. Abramovich poteva permettersi un po’ di bizze, anche se i 2,6 milioni di euro spesi per ogni gol di Sheva saranno pesati pure a lui: il vecchio Roman avrà un’anima!
Ma concesso al «number one» quanto gli spetta, che dire dei piagnucolamenti del nostro calcio? Lamenti per acquisti ad alto costo, stipendi spropositati, tassazione eccessiva rispetto a quella spagnola, business che non regge al paragone con quello inglese. Bene, vendere Kakà o magari Ibrahimovic per leggere un bilancio meno rosso è giusto, ma fa comunque arrossire: non tanto per l’idea (a mali estremi...), quanto per tutto quello che sta dietro al malessere economico del nostro calcio. Andando a sfogliare fatti e misfatti del calcio mercato, si fa presto a tirare quattro somme: più di cento milioni buttati negli ultimi tre-quattro anni. E sfogliando più indietro: che dire dei 15 milioni seminati per Vampeta (Inter) o i 7 per Van der Meyde (sempre Inter)? E non crediate siano stati gran pensata i 20 milioni sganciati per soffiare Patrick Vieira all’Arsenal: Juve e Inter hanno capito, forse in ritardo, che i muscoli del giocatore erano troppo fragili e la cifra spesa non è mai valsa l’acquisto, quasi un «pacco».
Ma c’è di peggio. Dov’eravate quando avete buttato quasi 10 milioni per Poulsen (Juve)? Oppure 30 per Quaresma, l’acquisto più costoso dell’era Moratti, più di Ronaldo (25 milioni di euro)? Non ci si può nascondere dietro ai lamenti per una tassazione penalizzante quando si buttano 22 milioni di euro per Ricardo Oliveira, uno che avrebbe fatto concorrenza solo a Calimero, pulcino nero. Il caso vuole, ma non è solo il caso, che le società più esposte al rischio bluff siano le più grandi. Menez è costato 12 milioni alla Roma. Non male come giocatore, ma non vale il prezzo. Diego, ultimo acquisto della Juve, rischia di doversi confrontare più con i 25 milioni del cartellino che con la qualità del suo apporto. La Juve ha toppato parecchio negli ultimi anni: Andrade, Poulsen e Tiago insieme sono costati 33 milioni, quasi un terzo dell’ultima raccolta di insuccessi economici. Una cifra enorme per una società quotata in Borsa, di grandi tradizioni calcistiche e di risorse contenute. La Juve ha sbagliato acquisti anche quando in plancia c’erano Boniperti o Moggi, però la buona conoscenza calcistica permetteva a lor signori-santoni di porre rimedio in tempi brevi.
Ma se la Juve sbaglia per gioventù dirigenziale ed inesperienza, che dire del Milan che si è fatto rifilare Emerson per 5 milioni dal Real (che ora fa un affare con Kakà) o della Lazio che ha speso 13 milioni per due portieri da rispedire a casa? La Roma si sarà pentita dell’ingaggio del francese Giuly. È andato molto meglio Baptista, che Spalletti non voleva neppure. Chissà cos’ha spinto Cellino a buttare poco più di un milione per Larrivey (attaccante da un gol in questo campionato). Il problema sta nei talent scout, nella capacità di scelta dei dirigenti: esclusi Kakà e Pato, che per i brasiliani erano comunque già destinati ad un brillante futuro, il Milan da anni non scopre più talenti da sgrezzare a basso costo. Il limite sta fors’anche nella nostra scuola calcistica, che non sa più modellare giovani di valore. Due anni fa l’Inter dominava con la squadra Primavera: da quella foto di gruppo si è staccato solo Balotelli, gli altri sono rimasti nel grigiore.


Dodici anni fa Ronaldo costò 25 milioni in euro, dieci anni fa Shevchenko arrivò per 20 milioni e così Trezeguet l’anno dopo: 65 milioni in tre. Ovvero: tre campioni sono costati la metà dei bidoni di questi ultimi anni. Dove sta il vero rosso? Non solo nel bilancio.

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