Era tutto scritto: i ragazzi di Cl ieri hanno provato a riaprire la loro cartolibreria all’interno della Statale e si sono ritrovati gli squadristi dei Centri sociali alle porte. I ciellini si sono barricati dentro e hanno chiamato le forze dell’ordine, intervenute nel giro di pochi minuti. Gli aggressori si sono dileguati e per tutta la mattina un contingente di polizia ha stazionato in via Festa del Perdono. Via gli agenti, la libreria è stata nuovamente chiusa. Nel frattempo i nomi dei giovani che hanno denunciato gli assalti rimangono scritti sui muri, poiché nessuno all’università ha disposto di cancellarli.
La vicenda, che si sta consumando nell’indifferenza della città e della stessa Università, si trascina da una settimana. Da quando cioè cinque anarchici sono stati arrestati per aver fatto 800 fotocopie, poi pagate a suon di calci e pugni. Da allora la cartolibreria Cusl, una cooperativa di Comunione e liberazione, non ha di fatto più riaperto i battenti. Prima incursione lunedì 16, con tanto di nomi delle cinque vittime, «colpevoli» di aver denunciato l’aggressione, scritte sui muri, sui manifesti e fatti rimbalzare in Internet. Martedì tregua, anche perché i «compagni» hanno inscenato una manifestazione in centro culminata con un paio di arresti. Ma, appena i due studenti sono stati scarcerati, sono ripresi gli assalti: uno mercoledì e uno giovedì. Con i ciellini che neppure vogliono più denunciare gli aggressori per paura di nuove rappresaglie. Per capire il clima, i Centri sociali avevano organizzato in Statale la «giornata contro Cl».
E arriviamo a ieri. La situazione all’interno dell’ateneo sembra tranquilla e i ragazzi di Cl provano a riaprire ma verso le 10, puntuali, arrivano gli squadristi. Sono 30 o 40 e si dirigono minacciosi verso gli ingressi. I ragazzi di Cl si barricano precipitosamente dentro, mentre fuori gli «assedianti» iniziano a battere sulle porte. Vengono chiamate le forze dell’ordine. Nel giro di pochi minuti sono già sul posto alcuni agenti della Digos in borghese, qualche istante ancora e arriva altro personale, questa volta in divisa. Gli aggressori ovviamente si squagliano, anche se gli investigatori iniziano a battere le strade circostanti arrivando a fermare e identificare una mezza dozzina di soliti noti. Bisogna ora vedere se facevano parte del raid squadristico.
A scanso di equivoci la Questura lascia in zona un certo numero di agenti per l’intera mattinata, poi gli uomini vengono ritirati. Tanto che fino al primo pomeriggio la libreria può funzionare regolarmente. Poi evidentemente la paura ha il sopravvento e poco dopo le 15 le porte vengono chiuse a chiave e il personale, tra l’altro tutti studenti universitari, decide di battere in ritirata. Ormai siamo arrivati a venerdì sera, quindi in questo fine settimana i dirigenti di Comunione e liberazione dovranno decidere cosa fare nei prossimi giorni. Se chinare la testa e rinunciare alla loro presenza in università o tentare di riprendere la loro attività.
Soli, sono stati lasciati soli. Nessun attestato di solidarietà, il mondo politico e culturale sembra non accorgersi di quanto sta succedendo. Ma del resto neppure dall’interno dell’università arrivano segnali incoraggianti. A distanza di una settimana i nomi dei ciellini che hanno denunciato l’aggressione sono ancora ben visibili sui muri.
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