Quegli spot improduttivi delle banche italiane

Quegli  spot improduttivi delle banche italiane

«Abituati ad avere di più». Oppure: «Hai mai pensato di cambiare?». E ancora mondi da favola che si aprono tra gente che vola alto manco fosse Superman o che circola tra edifici trasparenti che gli permettono di schivare gli ostacoli più insidiosi che gli si presentano dietro l’angolo.
La pubblicità degli istituti di credito negli ultimi anni si è infittita, forse perché si tratta delle (poche) aziende italiane che hanno liquidità voluminosa in cassa. E non solo di spot si tratta - che coinvolgono ben una ventina di banche - ma anche delle scritte che appaiono sulle maglie sudate di un bel po’ di squadre calcistiche di serie A e serie B, di sponsorizzazioni a tornei di golf, maratone, gare di squash e chi più ne ha, più ne metta, compresa la coppa America dove un primario istituto di credito mette a disposizione i suoi fondi per una barca seguendo l’esempio della più imponente Ubs (Union de Banques Suisse) che da tempo foraggia Bertarelli e le sue vittorie rossocrociate.
Nulla di male, si capisce - anche se i consumatori se la prendono con le punture di spillo di Bersani, visto che i costi di un conto corrente in Italia restano esorbitanti rispetto alla media europea, per non parlare di tutta un’altra serie di possibilità le quali più che servizi paiono rapine - ma, detto questo, quello che colpisce, in definitiva, è la mancanza di serie iniziative promozionali delle nostre banche rispetto a quel che accade nel resto del continente.
Da noi si sprecano quattrini per montaggi e regie, presunte spiritose interviste ad anonimi bancari e sceneggiate di dubbio gusto. Fuori dai nostri confini c’è altro. E ben più meritorio.
Prendete la Bundesverband Deutsche Banke: s’è inventata un gioco di strategia riservato agli alunni degli ultimi tre anni delle scuole. Questi assumono il ruolo di consiglieri d’amministrazione in una banca virtuale e, a gruppi, devono cercare di conseguire i risultati migliori. Nelle indicazioni di gioco i ragazzi devono sviluppare in particolare una strategia riguardante il marketing e soddisfare al meglio le aspettative dei propri clienti, rimanendo al tempo stesso competitivi. Il tutto unito a controlli di bilancio, analizzando anche i risultati della concorrenza.
Difficile? Certo. Ma intanto il nome della banca che organizza il gioco in tutti gli istituti superiori tedeschi, compresi quelli all’estero (come è il caso della Deutsche Schule di Roma) resta ben impresso tra chi partecipa all’iniziativa. Ma soprattutto il gioco virtuale insegna agli studenti cos’è una banca, come si amministra, cosa si può muovere nel mondo dell’economia reale che a scuola, in Germania come in Italia, non si insegna affatto.
Ancora banche, ma inglesi, si accingono a versare a 10mila studenti delle scuole pubbliche inglesi, 10 sterline a testa. È un progetto del Governo Blair che vuole testare la capacità dei ragazzi di investire in piccoli affari socialmente utili, offrendo in cambio (per chi vincerà) non solo il danaro e i suoi frutti, ma anche buoni voti a scuola.


Da noi invece si resta alla giornata del risparmio (esiste ancora?) in cui si chiede ai ragazzi di scrivere un temino della serie “com’è bello risparmiare”. Perché dei soldi, qui, pare se ne debbano occupare non i cittadini. Ma le banche. Per fare spot.

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