nostro inviato a Bari
La sanità pugliese targata Ds è quella degli otto morti all'ospedale di Castellaneta di due anni fa, deceduti per aver respirato protossido d'azoto invece che ossigeno dai tubi di ventilazione in terapia intensiva: errore forse dettato dalla fretta di inaugurare il reparto a scopo elettorale. È quella che nell'estate di quello stesso 2007 dovette chiudere reparti e servizi per ferie: la mancanza di personale costrinse i bimbi ricoverati in oncologia ed ematologia pediatrica a tornare a casa ogni sera perché non c'era l'assistenza notturna. È quella che il governo Prodi dovette commissariare per aver creato un buco nei conti di 291 milioni di euro, e per questo fu costretta ad aumentare i ticket.
La sanità pugliese targata Ds è anche quella delle inchieste sugli affari di Giampaolo Tarantini e i maxi-appalti vinti forse anche con l'aiuto di tangenti e donnine. Inchieste che riguardano anche il precedente assessore alla Sanità, Alberto Tedesco, indagato dal sostituto procuratore Désirée Digeronimo assieme al direttore generale dell'Asl Bari Lea Cosentino e altri 12 tra funzionari Asl e fornitori di assistenza e riabilitazione domiciliare. I reati ipotizzati: associazione per delinquere, falso, truffa, millantato credito.
Tedesco è un socialista pentito passato con i Ds. La sua nomina ad assessore, decisa da Nichi Vendola, fu accompagnata da polemiche sollevate dall'Italia dei Valori. Il motivo è che la famiglia Tedesco lavorava nel settore delle forniture mediche e faceva affari d'oro con la sanità pubblica. L'assessore, come ricorda Tommaso Francavilla nel suo pamphlet Alla corte di Nichi, replicò che si sarebbe sbarazzato delle aziende. Lo fece costituendo una nuova società di apparecchiature elettromedicali che ereditò integralmente il portafoglio delle vecchie imprese. E che in un anno aumentò del 30 per cento il fatturato.
Il governatore forzista Raffaele Fitto, tra il 2000 e il 2005, gli affidò un importante incarico istituzionale: presidente della commissione Affari istituzionali mentre si scrivevano il nuovo statuto e la nuova legge elettorale. Nella giunta Vendola, Tedesco varò un fantomatico Piano salute che doveva essere scritto dagli utenti: spedì milioni di lettere ai pugliesi chiedendo suggerimenti dilatando all'infinito la «fase d'ascolto». Lanciò un Piano per la riduzione delle liste d'attesa che rimase lettera morta. Moltiplicò le consulenze. Ereditò una gestione in ordine, tanto che la Puglia fu inserita tra le regioni «virtuose», che non riuscì a mantenere: l'aumento dei ticket ne è la riprova.
Lo scorso febbraio sono arrivate le dimissioni, ma la cattiva gestione o la malasanità non c'entrano. C'entra invece il fascicolo aperto dal pm Digeronimo su forniture ospedaliere e mazzette presunte. Dimissioni «preventive», e dunque circondate da un alone misterioso: Tedesco le ha messe sul tavolo di Vendola prima che si sapesse delle indagini. Egli stesso ha rivelato di aver ricevuto una telefonata dagli uffici della presidenza della Regione che lo informava dellindagine. La Procura aprì un'inchiesta sulla fuga di notizie per scoprire la talpa a Palazzo di giustizia, che però è ancora senza nome.
Le dimissioni hanno consentito a Vendola di insediare un suo fedelissimo, il professor Tommaso Fiore, che ieri ha ordinato ispezioni in tutte le Asl per quantificare il giro d'affari tra la sanità pugliese e Tarantini e individuare eventuali irregolarità. Ma Tedesco è caduto in piedi.
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