Quei Pastorini che pascolano i voti rossi

Quei Pastorini che pascolano i voti rossi

Inevitabile parlare di transumanza. Se un Pastorino se ne va e l’altro passa di qua e di là, pur sempre andando a brucar voti all’interno dello stesso pascolo rosso, il fenomeno assume quantomeno un aspetto curioso. Il recinto è quello alzato dagli steccati ideologici comunisti nel grande e fertile prato della Provincia. Di lì comunque non si esce: o con Rifondazione o con Sel, ma sempre rispettando la dottrina dell’ortodossia di sinistra.
Resta comunque il fatto che, in tempi in cui segretari e funzionari della Provincia credevano di restare tranquilli in ferie, i compagni hanno dato vita alla rivoluzione d’agosto. Sempre, per l’appunto, con un Pastorino protagonista. In principio fu Bruno ad abbandonare sia il gruppo consiliare di Sinistra Ecologia e Libertà, sia l’intera assemblea. Era, in buona sostanza tornato a fare a tempo pieno l’assessore comunale. Un compito che peraltro svolgeva già prima di andarsi a sedere tra i banchi della maggioranza di Palazzo Spinola. Bruno Pastorino era infatti diventato consigliere provinciale da appena quattro mesi, a seguito delle dimissioni di Alessandro Benzi, nel frattempo eletto assessore regionale.
Troppo complicato? E dire che siamo solo all’inizio. Anche perché Pastorino (sempre Bruno, per ora) era stato candidato da Rifondazione Comunista, ma una volta entrato in consiglio, mica si è seduto accanto al compagno omonimo Gian Piero Pastorino. Macché! Aveva fatto gruppo con Salvatore Fraccavento sotto le insegne di Sel (Sinistra ecologia e libertà). Insomma, ad aprile lo schieramento rosso era così composto: Giuseppe Nobile e Gian Piero Pastorino per la Federazione della Sinistra, Salvatore Fraccavento e Bruno Pastorino per Sel.
Ai primi d’agosto l’assessore Pastorino (Bruno) lascia e al suo posto subentra Paolo Scarabelli, che però sceglie un gruppo diverso e va nella Federazione della Sinistra (inevitabile per lui che è segretario provinciale di Rifondazione). Siccome nel frattempo Nobile era passato a Sel, l’equilibrio in consiglio è sempre lo stesso: 2 per Sel, 2 per Federazione di Sinistra. A sparigliare i giochi però ci pensa ancora un Pastorino (stavolta Gian Piero, l’unico «superstite») che lascia solo Scarabelli, probabilmente per qualche dissapore con lo stesso cui ovviamente non viene fatto cenno, e passa a Sel (che passa in vantaggio 3 consiglieri a 1). Gian Piero Pastorino, esponente dei comitati del Ponente, era stato eletto anche lui in Rifondazione. Ma ovviamente tutto ciò non conta.

In tempi in cui i politici rappresentano sempre meno chi li ha eletti, i compagni spostano in continuazione le poltrone della Provincia di qua e di là. Pur sempre all’interno dello stesso steccato comunista: fondamentalmente per decidere chi dovrà succhiare di più dalla tetta dell’ente sempre meno utile.

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