Roma Silvio
Berlusconi tira dritto, dice ai suoi di non curarsene troppo e invita i
frondisti a sfiduciare il governo in Parlamento, alla luce del sole e
non solo durante i pranzi e le cene carbonare che ormai si susseguono
da mesi. Il movimentismo di quelli che oggi si presentano come i
«salvatori della patria» - da Claudio Scajola a Giuseppe Pisanu passando
per Roberto Formigoni e Gianni Alemanno - inizia però a farsi sentire
se sul ddl intercettazioni in discussione alla Camera la maggioranza
non sembra intenzionata a mettere la fiducia. Troppi mal di pancia e
quindi troppi rischi. Perché i numeri a Montecitorio restano risicati
e perché c’è tutta una galassia di insoddisfatti e di inquieti che-
per ragioni diverse- potrebbero farsi trascinare dai frondisti della
prima linea (dai Responsabili, a Popolo e territorio fino a Forza del
Sud).
Il minimo comune denominatore che oggi salda Scajola, Pisanu,
Formigoni e Alemanno è la certezza- giusta o sbagliata che sia - che
la parabola berlusconiana sia al termine e che nel 2013 non ci sarà
più spazio per una sua ricandidatura. Con un obiettivo: ottenere che il
Cavaliere faccia un passo indietro adesso, magari cedendo la palla
ad Angelino Alfano, in modo da riuscire a riagganciare l’Udc e fra due
anni presentarsi alle elezioni con quel nuovo centrodestra ispirato al
Ppe che in molti vagheggiano.
Così, ognuno con le sue ragioni, i quattro hanno deciso di farsi avanti, bruciare i tempi e proporsi come i «salvatori della patria» in vista della nuova stagione. Con Scajola, spiegano i ben informati, che non ha mai gradito la gestione del Pdl degli ultimi anni e, forse, si aspettava una tutela diversa da parte del premier quando è stato investito dallo scandalo della casa al Colosseo. E che adesso non ci sta a rimanere in panchina tanto che Alfano sarebbe disponibile anche ad affidargli un ruolo operativo e di peso a via dell’Umiltà. L’ex ministro - uno dei pochi che nel partito può effettivamente vantare un gruppo di parlamentari fedelissimi - ha però anche un problema di poltrone (e non è l’unico, a dire il vero). Se si andasse al voto oggi - con il Pdl dato intorno al 25%- le proiezioni più attendibili attribuiscono al partito di Alfano circa 120 deputati, decisamente meno degli attuali 218. Insomma, sarebbero in tanti a non essere rieletti senza considerare che l’ultima parola sulle liste l’avrebbe ancora Berlusconi.
La convinzione dei quattro, invece, è che
se si riuscisse a far rientrare l’Udc la strada per vincere le
elezioni sarebbe in discesa. Il punto, però, è che per ritornare nel
centrodestra Pier Ferdinando Casini ha
posto come condizione un passo indietro del premier. Adesso e non nel
2013 perché - ha ripetuto più volte ad Alfano - fra due anni sarebbe
impensabile fare campagna elettorale insieme al Pdl con Berlusconi
che ancora siede a Palazzo Chigi e dopo averlo criticato per tutta la
legislatura.
Si muove anche Formigoni, con l’obiettivo di
intercettare l’elettorato cattolico di centrodestra. Anche se in molti
sostengono che sull’attivismo del governatore pesi anche la partita
tutta interna a Cielle con Maurizio Lupi (che non sta seguendo la via
dei distinguo dei frondisti). Da tempo, invece, gioca le sue carte
Pisanu. Ha iniziato mesi e mesi fa con la pattuglia dei sardi ed era
nelle cose oggi trovarlo in prima fila. Diverso, invece, lo smarcamento
di Alemanno. Che è costretto a scendere in campo per non morire a Roma.
Non è un mistero, infatti, che la poltrona di sindaco gli stia stretta
e che stia cercando di ritagliarsi uno spazio nazionale anche per non
essere costretto a ripresentarsi al Campidoglio (e, dicono gli
attuali sondaggi, perdere).
E tra i frondisti c’è chi mette pure
Giulio Tremonti. Che in verità gioca una partita diversa.
Il
problema del ministro dell’Economia, infatti, è soprattutto quello di
«riproteggersi» sul quel pezzo di Lega che ancora risponde ad Umberto
Bossi visto che con il Pdl - non solo con i vertici, ma con quasi
tutti i dirigenti- i rapporti sono ormai ai minimi termini. Quel
Carroccio che Scajola, Pisanu, Formigoni e Alemanno vorrebbero vedere
pesantemente ridimensionato.
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