Quei teutonici noir ambientati in Finlandia

Jan Costin Wagner ama la Finlandia, anche perché sua moglie è finlandese. E la Finlandia ama Jan Costin Wagner, anche perché lassù, lui tedesco originario di Francoforte, ha ambientato i suoi due noir usciti in Italia, entrambi da Einaudi: nel 2005 Luna di ghiaccio, e ora Il silenzio (tradotti entrambi, con qualche disattenzione, nel secondo libro, da Palma Severi).
I noir nordici hanno un vantaggio, su quelli francesi, o mediterranei: il bianco. Sul bianco della neve, come su un vestito immacolato, risaltano meglio le macchie nere che scandiscono la trama e soffocano le menti malate degli assassini (anche se a volte, quando il sole accende un paesaggio candido, si corre il rischio di prendere un abbaglio...). Proprio sull’alternanza di improvvisi, accecanti riverberi e di oscuri, tormentati esami della coscienza dei suoi personaggi, Wagner conduce una narrazione fatta di continue sovrapposizioni spazio-temporali, nella quale l’originalità della storia, alla fine, risulta quasi un dettaglio dell’affresco in bianco e nero.
In Luna di ghiaccio Kimmo Joentaa, giovane detective della polizia di Turku devastato dalla morte della dolcissima moglie Sanna è alle prese con un serial killer che «firma» i propri inspiegabili delitti con un furto: non le tracce, ma, al contrario, ciò che manca serve alla soluzione del caso. Invece, nel Silenzio, non manca nulla. Nulla tranne Sinikka Vehkasalo, la vivace fanciulla che, partita in bicicletta per andare a giocare a pallavolo, l’8 giugno 2007 sparisce, come un fiocco di neve caduto in una pozzanghera. L’angoscia dei genitori è giustificata, e diventa orrore puro quando apprendono che, nell’estate di 33 anni prima, un’altra ragazzina in bicicletta era sparita, per essere poi ritrovata, cadavere, in un lago. All’indagine sul caso di Pia Lehtinen aveva partecipato anche Antsi Ketola, scontroso ma in fondo buon collega di Joentaa che ora, pensionato, non può occuparsi del caso Vehkasalo. Ufficiosamente, però, svolge un ruolo determinante, mosso dal desiderio di vendetta nei confronti del pedofilo che, nell’estate del ’74, l’aveva fatta franca.
Come in Luna di ghiaccio, anche nel Silenzio Wagner è abile nel descrivere e governare le inquietudini di tutti i «caratteri» del plumbeo dramma in cui spicca la figura di Timo Korvensuo, oggi affermatissimo agente immobiliare e allora, nel ’74, spettatore terrorizzato, più che complice, del ributtante Pärssinen, carnefice di Pia. Anche di Sinikka? È la domanda attorno alla quale ruota tutto.

Almeno fino a quando l’enigmatico Korvensuo darà a tutti una risposta inattesa. Risposta che finalmente soddisfa Ketola, ma che lascia a Joentaa, la cui disillusione ci ricorda il Duca Lamberti di Scerbanenco, nella testa un senso di vuoto e negli occhi il baluginio accecante della neve.

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