«Quel gioco di scatole cinesi è un fatto anomalo»

Milano«Non c’è che dire, è un caso di scuola. E anche ben fatto». Di fiduciarie e strutture imprenditoriali internazionali, l’avvocato Gaetano Tasca ne mastica eccome. Uno dei maggiori esperti di diritto societario, un anno fa ha pubblicato assieme al vicepresidente del Csm Michele Vietti un testo - Società off-shore e paradisi legali - che oggi si sarebbe potuto arricchire di un capitolo. Perché il «caso di scuola» di cui parla Tasca si gioca tra il Principato di Monaco e l’isola caraibica di Saint Lucia. Tra boulevard Princesse Charlotte e Manoel street. Ovvero, tra l’appartamento di Giancarlo Tulliani e gli uffici della «Printemps» e della «Timara». Le due «Ltd» nate poche settimane prima dell’affare immobiliare che ha trascinato nella bufera Fini.
Avvocato, che idea si è fatto della vicenda?
«Che è decisamente anomala. Esiste un diritto societario off-shore a cui le aziende fanno riferimento in un’ottica di tax planning. Ma qui non si tratta di un’operazione imprenditoriale».
Per quale ragione?
«Perché non ha senso dare vita a una società soltanto per la gestione di un immobile nemmeno di grande valore, e dall’altra parte dell’oceano. A meno che la ragione sia un’altra».
Quale?
«Che queste società siano state create apposta per una singola operazione, e con l’obiettivo di coprire l’identità di una persona. In assenza di una finalità imprenditoriale, resta la volontà utilizzare un soggetto-schermo che garantisca l’anonimato di qualcuno».
Sembra che ci siano riusciti.
«Dietro questa operazione c’è stato uno studio approfondito, perché solo in alcuni paesi e per certi diritti societari è possibile avere come amministratore off-shore un’altra società off-shore, così da aggiungere un’ulteriore interposizione soggettiva e impedire l’individuazione dei beneficiari economici. Inoltre, è stato scelto un paese che non ha stipulato convenzioni con l’area dell’Unione Europea. Gli advisor che hanno messo in piedi questo schema l’hanno fatto in modo puntuale e pignolo. Di certo sono professionisti competenti».
Chi è Mister X?
«In questo caso sarà molto difficile risalire all’identità del proprietario. Sarebbe possibile se nelle rogatorie dei magistrati italiani ricorressero ipotesi di reato. In quel caso - e in condizioni di reciprocità col paese al quale i giudici si rivolgono - potrebbe arrivare una risposta dalle autorità dello Stato off-shore».
E lei individua profili di illegalità?
«Allo stato non mi sembra. Da quanto leggo sui giornali, l’operazione appare del tutto legittima, almeno formalmente».
Sostanzialmente, però...
«Se quell’immobile si trovasse in Italia, la Guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate avrebbero gli strumenti per arricchire quello che al momento è solo un quadro indiziario, e magari risalire al beneficiario finale. Qualcosa, però, si può ancora fare».
Ad esempio?
«Si potrebbe individuare chi ha portato a termine gli adempimenti catastali nel Principato. Oppure, verificare se esistono tracce indicative sui conti bancari. Ma per quest’ultimo accertamento, servono delle ipotesi di reato».
Se è un caso di scuola, però, si possono azzardare delle ipotesi.
«Diciamo che società off-shore come quelle di cui si parla in questi giorni hanno un costo. In genere si tratta di alcune migliaia di euro l’anno, e qualcuno le deve mettere».
Chi?
«Non ho elementi per dirlo.

Però pagare un affitto potrebbe essere lo strumento per far vivere le fiduciarie».
Insomma, pago l’affitto ma sono il proprietario dell’appartamento.
«Ripeto, parlo di un caso scolastico».
Però calza.
«Alla perfezione».

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