Quel Leonardo fa sempre più il misterioso

In una «guida» i luoghi segreti della Milano in cui visse il Maestro

Pietro Vernizzi

Una «guida pratica» attraverso i luoghi segreti della Milano di Leonardo. È l'ultimo lavoro di Antonia Pillosio, inviata della Rai, dal titolo «Viaggio nei misteri di Leonardo» (Àncora, pagg. 144, euro 14), che sarà presentato il 6 maggio alle 16 nella biblioteca del Castello. Il volume è un'occasione per riscoprire l'originale personalità dell'artista, sfatandone le recenti riletture scandalistiche. Cinque le tappe in cui si snoda il percorso: dalla giovinezza a Vinci e Firenze, alla maturità a Milano e Roma, fino agli ultimi anni a Le Clos Lucé, nel cuore della Loira.
«Periodi molto diversi della sua vita - osserva Antonia Pillosio -, ma accomunati da un unico fattore: la ricerca della verità. Non su sette e templari però, perché l'unico grande mistero di Leonardo è quello dell'arte e degli artisti. E della sua intima, profonda spiritualità, che era di continuo stimolata dall'osservazione della natura. L'autentica religiosità del Maestro ha trovato espressione nel “Cenacolo“ di Santa Maria delle Grazie, che non a caso si inserisce in un contesto dedicato alla devozione mariana e alle verità della fede cristiana».
Di recente la figura di Leonardo è stata utilizzata per ben altre letture.
«Sono letture basate su una conoscenza superficiale e su molti fraintendimenti, perché la sua personalità sfuggiva a ogni schema. Basti pensare a come si presentò la prima volta che venne a Milano, alla corte di Ludovico il Moro. In una mano aveva un liuto d'argento con la forma di un teschio di cavallo, nell'altra una lettera in cui si autodefiniva un ingegnere militare. Era un uomo molto realistico, del suo tempo, e sapeva bene che nella società del Rinascimento contavano soprattutto le feste e le guerre, più delle sculture e dei dipinti».
Come si trovò a Milano?
«Il pragmatismo, il grande senso degli affari dei milanesi, la raffinatezza della loro cucina, tutto per lui aveva il suo fascino. Fu Leonardo a disegnare la prima pianta topografica della città, contribuendo a farne uno dei centri più grandi d'Europa e tentando di risanarne le pessime condizioni igieniche. I suoi studi avevano come scopo il miglioramento della vita di tutti, compresi gli strati più poveri. Mentre per i ricchi, che spesso si ammalavano a causa dei lauti banchetti, inventò le "porzioni ridotte"».
Chi era Caterina, la donna che visse con lui in quegli anni?
«Questo è un mistero che imbarazzerà sempre gli storici e su cui forse non sarà mai fatta luce. Era la madre? Se è così, doveva avere 66 anni e, rimasta vedova e privata dell'appoggio del figlio, era venuta a Milano dove il Maestro aveva tanto successo. Ma non ci sono altre notizie fino al 1495, quando Leonardo descrisse il suo funerale».
Perché nel libro c'è un capitolo sul Museo della scienza e della tecnologia?
«Perché l'istituzione porta il nome dell'artista e prosegue il suo amore per il sapere scientifico e le sue applicazioni pratiche. Anche le iniziative del Museo per i ragazzi nascono dalle intuizioni di Leonardo. Da giovane l'artista soffrì molto perché, provenendo da origini umili, gli fu impedito di frequentare il mondo dei signori. Divenuto adulto dedicò una particolare attenzione al problema dell'educazione dei bambini, cercando di elaborare un metodo originale.

Non è un caso che, secondo Freud, l'artista "rimase tutta la vita per più versi infantile e continuò a giocare ancora in età adulta. La serietà lo guidava a penetrare l'esperienza delle cose, la giocosa leggerezza gli consentiva di creare collegamenti originali e inesplorati prima"».

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